Un commissario per l’Istituto zooprofilattico. L’ipotesi non è così remota. Nonostante l’Istituto abbia da sempre i conti in ordine. Ma la situazione di stallo che si è creata per l’ostruzionismo delle altre regioni partner – Liguria da anni, e adesso anche Valle d’Aosta – pare sia diventata insostenibile.
E Sergio Chiamparino non offrirà una terza possibilità: “Se non si presenteranno la prossima volta chiederò il commissariamento”. L’ultimo grande affronto è del 26 settembre, quando alla riunione ufficiale di insediamento del nuovo Consiglio di amministrazione, appuntamento atteso da giugno, e concordato tra le tre regioni, i consiglieri della Liguria e della Valle d’Aosta, a sorpresa, non si sono presentati. Mandando in fumo una cerimonia che arrivava già due anni dopo l’approvazione della legge regionale per il rinnovamento di tutti gli enti. Due le possibili ragioni sottese all’assenza ingiustificata: l’ambizione dei soci a esprimere il presidente dell’Istituto, mai presa finora in seria considerazione per l’indiscutibile predominanza del Piemonte su Liguria e Valle d’Aosta; oppure per la volontà di mantenere «in prorogatio» l’inamovibile presidente Gregorio Borsano, ultraottantenne nominato al vertice dello Zooprofilattico da Roberto Cota, nemico giurato della direttrice Maria Caramelli, politico di lunga esperienza di sottogoverno come uomo di Forza Italia. L’inossidabile che, pur di non lasciare il proprio posto, ha impedito, con la complicità dei liguri, il rinnovo degli organi per due anni, dopo l’approvazione della legge, e che adesso se le regioni non si mettono d’accordo rischia di restare presidente fino, alla nomina di un commissario.
“Sarebbe un peccato se si arrivasse al commissariamento commenta la direttrice Maria Caramelli – ci sono decisioni importanti che attendono l’Istituto nei prossimi mesi e con questo stallo infinito stiamo perdendo tempo prezioso”. Priorità assoluta è quella di recepire le linee programmatiche di prevenzione scelte dalle Regioni. Sono le strategia dello Zooprofilattico, che vengono indicate dagli enti sul territorio, e che impegnano gli esperti dell’Istituto su settori specifici, considerati più importanti: dalla sicurezza
alimentare, alle malattie portate dalle zanzare, alla presenza di diossine e pesticidi negli alimenti. Mancano ancora le linee 2016 e presto sarà 2017. Poi è urgente la scelta di una nuova sede, visto che quella che ospita oggi i 270 dipendenti è inadatta e fatiscente. Infine, si attende la stabilizzazione di 90 ricercatori con un progetto del ministero della Salute, giovani lavoratori pagati con finanziamenti estemporanei e che potrebbero essere regolarizzati.
Repubblica – 19 ottobre 2016