II virus West Nile manda in ospedale due anziani e scatta la “quarantena” per i donatori che entrano in contatto con le zanzare della Pianura Padana. In poche settimane sono già due le persone finite in ospedale solo nel territorio dell’Ulss 5 di Rovigo, una ad Adria, l’altra a Trecenta, dopo essere state contagiate da zanzare infette. Il virus West Nile nelle persone sane generalmente passa inosservato, ma in pazienti immunodepressi o gravati già da altre patologie può risultare addirittura mortale, come accaduto tre volte negli ultimi 10 anni in Polesine e, pochi giorni fa all’ospedale di Cona (Ferrara).
«Il virus compare in Italia in agosto-settembre, viaggia con gli uccelli e viene trasmesso dalla zanzara culex, la zanzara comune. In particolare – spiega Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità – quest’infezione tende a colpire il cavallo e l’uomo. L’infezione umana è in oltre l’80% dei casi asintomatica; nel restante 20% dei casi i sintomi sono quelli di una sindrome pseudo-influenzale con febbre alta, ma nell’1% l’infezione virale può provocare meningite o meningo-encefalite».
Da inizio agosto ad oggi il Virus del Nilo è stato rilevato in 22 province tra Nord e Centro, tanto che il Centro nazionale sangue ha disposto la sospensione temporanea per 28 giorni dei donatori di sangue e di emocomponenti che abbiano soggiornato anche solo per una notte in queste province nella stagione estivo-autunnale 2017, tra le quali Venezia, Rovigo, Padova, Verona, Treviso, Vicenza (ma anche tutta l’Emilia Romagna e gran parte della Lombardia).
Il blocco delle donazioni non riguarda tanto i donatori locali, che da anni vengono in contatto con il virus, quanto le persone da altre parti d’Italia. Le donazioni non sono ferme. La quarantena riguarda i non autoctoni. Il sangue che viene donato nelle provincie venete dove sono presenti i focolai, da donatori “autoctoni”, viene analizzato attraverso test specifici per evitare la diffusione del West Nile e controllato secondo una prassi che da anni si effettua nel corso di tutto l’anno, anche d’inverno. Inoltre, dal momento che nelle persone sane generalmente il virus non sviluppa la malattia, i donatori risultano in gran parte immunizzati.
Il Gazzettino – 10 settembre 2017