“I costi di produzione dell’industria lattiero-casearia sono aumentati del 24%”. Lo afferma Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, intervistato dal Sole 24 Ore. L’imprenditore sostiene anche che “gli aumenti che le aziende hanno trasferito sui listini sono inferiori agli extracosti che hanno sopportato”.
Dal fronte degli allevatori, come riporta la testata giornalistica, viene sostenuto che, nel primo semestre del 2023, il prezzo medio di un litro di latte in uscita dalle stalle era di 56,5 centesimi: appena un centesimo in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma Zanetti spiega: “È un errore confrontare i prezzi di quest’anno con quelli dello scorso anno, le condizioni sono molto diverse”. Infatti, “alla fine del 2021, quindi prima dell’impennata dei costi, un litro di latte alla stalla veniva pagato tra i 38 e i 40 centesimi. Nel giro di qualche mese è salito a 60 centesimi (+57%). Oggi siamo vicini ai 50 centesimi (+31% sul 2021). Nessuna impresa ha praticato aumenti tanto importati sui propri listini”. E conclude dicendo che, a fronte dei costi “impazziti”, le aziende hanno “tenuto ferma la barra del timone”, accollandosi “parte importante dei costi, spalmandoli nel tempo”.
Per quanto riguarda i consumatori, le associazioni sostengono che il prezzo del latte nel carrello sia aumentato del 98% ad agosto. Ma, secondo Zanetti, “è impossibile associare il caro spesa al latte: se gli aumenti sembrano percentualmente importanti, in termini assoluti ammontano a soli due-tre centesimi al giorno a persona”. La responsabilità di questo aumento, in ogni caso, non deve ricadere per forza su una parte specifica della distribuzione o della filiera: “Non credo che ci siano responsabilità dell’una o dell’altra parte, siamo tutti vittime di una contingenza che ci ha colpito all’improvviso e duramente, e che abbiamo assorbito con difficoltà”.