I rettori: solo così il sistema è sostenibile. Racconta il governatore Luca Zaia d’essersi scoraggiato pure lui di fronte all’astrusità dei test d’ingresso all’università: «Nel 2009, senza troppo clamore, avevo deciso di riscrivermi alla facoltà di Medicina Veterinaria per chiudere il percorso di laurea, visto che mi mancavano solo pochi esami (è già laureato in scienze della produzione animale, ndr.).
Beh, vi assicuro che quando mi sono trovato di fronte ai test ho rinunciato: c’erano delle domande assurde, incomprensibili e alla fine ho mollato, devo dire a malincuore e con una certa rabbia». Per il governatore la selezione a cui sono oggi costretti molti aspiranti dottori è «innaturale», «non dignitosa», di più: «Un’offesa». Il motivo è presto detto: «I test non premiano chi ha più talento ma chi ha più culo, questa è la verità. Cultura generale significa conoscere la data della rivoluzione francese, quella della scoperta dell’America, la differenza che corre tra guelfi e ghibellini, certo non nozioni impossibili, demenziali, su fatti ignoti ai più grandi luminari, che per giunta nulla hanno a che vedere con la medicina o l’economia». Il numero chiuso, per Zaia, è «un alibi», ancor più grave nel caso di Medicina, «visto che è notorio che il Veneto, come il resto d’Italia, ha un bisogno urgente di medici e infermieri e professionisti della sanità: i nostri ragazzi vorrebbero fare la loro parte ma non possono. Assurdo. La selezione non si può fare all’ingresso, va fatta anno per anno, esame dopo esame, durante il corso. Tutti devono avere uguali chance di partenza, poi alla fine emergeranno i più bravi».
Il problema, che certo non nasce oggi, è assai complesso e deve coniugare il diritto allo studio universitario (e magari il rispetto delle aspirazioni dei singoli e delle richieste del mercato del lavoro) con la reale sostenibilità del sistema, come spiega il rettore di Verona Alessandro Mazzucco: «In linea di principio trovo l’osservazione di Zaia molto appropriata: il nostro Paese è ossessionato dalle selezioni, dai concorsi, dagli accreditamenti e rifugge dalla valutazione ex post, la prelazione in ragione della qualità dimostrata invece che di quella presunta. Rimane tuttavia il fatto che, in assenza di un qualsiasi meccanismo di selezione, l’ingresso ai corsi sarebbe totalmente ingestibile. Non vi sono infrastrutture, e ancor meno docenti, in dimensioni e numerosità tali da poter garantire le necessarie opportunità a migliaia di studenti, almeno per gli anni iniziali, durante i quali si dovrebbe realizzare la selezione in ragione del curriculum di studi». Un’idea condivisa dal rettore di Padova Giuseppe Zaccaria a detta del quale i test, che pure così come sono «mostrano evidenti margini di errore e si rivelano inadeguati allo scopo», pur tuttavia sono «necessari» perché «sono l’unico strumento attraverso il quale le università più qualificate, come la nostra, possono garantire standard elevati reggendo l’impatto degli studenti che vorrebbero accedervi. Viceversa, andremmo incontro ad enormi difficoltà sia per quanto riguarda le strutture che le docenze e, non ultima, la sicurezza, un problema annoso negli atenei italiani». Una soluzione, per Zaccaria, potrebbe essere il coinvolgimento delle università nell’elaborazione dei test, che oggi vengono preparati a livello nazionale: «Non c’è dubbio che possano essere perfezionati, di certo non vanno eliminati».
Gli studenti, invece, si schierano decisi per l’abolizione totale, come spiega il loro rappresentante nel senato accademico del Bo, Marco Zabai: «Tutti gli anni ci battiamo contro i test, che non sono affatto uno strumento per selezionare i migliori ma solo un paravento dietro al quale si nascondono gli scarsi investimenti nel diritto allo studio. E’ semplice: meno studenti entrano, meno soldi si spendono per le strutture e i servizi a loro dedicati. La didattica non c’entra nulla». Zabai non rinuncia comunque ad una stoccata a Zaia: «Fa sorridere l’ipocrisia con cui ora si batte contro i test, dopo che da ministro fece parte del governo che più d’ogni altro ha imposto questo sistema, sotto la regia della Gelmini».
Sempre in tema d’università, segnaliamo in chiusa il botta e risposta tra Zaia e l’amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio. Quest’ultimo, a Cortina, ha attaccato: «E’ impensabile che nel Nordest, che in fatto di meccanica ha inventato molto, non ci sia un politecnico, una struttura universitaria ad alta specializzazione al servizio del territorio». Immediata la replica di Zaia: «Forse del Torchio dimentica i nomi di Nice, Texa, Arredo Plast, Came, Dainese, Consta, solo per citare i primi nomi che mi saltano alle mente, imprese venete che in fatto di tecnologia hanno insegnato al mondo, e proprio grazie agli ingegneri usciti dai nostri atenei».
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 28 agosto 2013