di Giorgio Gasco. In Veneto, il Carroccio ha recuperato quasi il 5% rispetto alle elezioni politiche del 2013. Di più: la Liga Veneta ha superato la “concorrente” Lega Lombarda piazzando un “gancio” del 15,2%. Matteo Salvini, segretario federale, da capolista ha portato a casa a Nordest 108mila preferenze, 9mila in più del referente veneto e sindaco di Verona Flavio Tosi.
I padani festeggiano sull’onda del responso elettorale. Ma il 25 maggio non ha fatto altro che esaltare le divisioni interne, rinfocolando, al di là delle dichiarazioni di unità, l’antagonismo Salvini-Tosi e in Veneto tra Tosi e Zaia. Si racconta che Salvini e Tosi, se potessero, si sbranerebbero. Il primo alle europee aveva in lista, come comprimario, il secondo. Una scelta determinata dalla consapevolezza che il segretario-sindaco i voti li avrebbe portati. Ma anche dalla volontà di Tosi di contarsi. Ora entrambi intendono fare pesare il rispettivo patrimonio elettorale. In vista di due traguardi: leadership nazionale dell’intero centrodestra e la candidatura a governatore alle regionali venete del 2015.
CENTRODESTRA – Chi sarà il futuro leader, nel caso in cui il centrodestra, oggi frantumata, si ricomponesse? Tosi non perde occasione di proporre le primarie di coalizione ad ogni livello. Anche per il futuro candidato governatore veneto? Su questo il sindaco finora è stato evasivo. Più esplicite alcune persone a lui vicine. «Se in Veneto vogliamo continuare a governare dobbiamo ricompattare il centrodestra. Con le primarie regionali per avere un leader forte». Così ha twittato nei giorni scorsi Fabio Venturi. Lui vicepresidente della Provincia di Verona, non a caso, segue la comunicazione per la fondazione “Ricostruiamo il Paese”, creatura di Tosi. Evidente che il «candidato» forte di Venturi sia il “suo” sindaco. Ma l’accelerazione deve essere stata considerata poco opportuna, tanto che il “twitt” sarebbe stato cancellato. Vanno bene le primarie per diventare “lìder maximo” del nuovo ipotetico centrodestra, anche se Tosi deve trovare il consenso di Salvini e del partito. Ma, si commenta tra i padani, uscire ora cosi platealmente allo scoperto in “casa”, in Veneto, dove c’è Zaia in campo, forse non è politicamente oculato. E rischia di essere controproducente.
Che il Veneto sia lo snodo del futuro della Lega, lo dimostrano le parole di Maroni: «Di qui dobbiamo ripartire per ricostruire il centrodestra». Ma con chi? Il governatore lombardo, non ha mai nascosto gli ottimi rapporti col sindaco veronese. Pensa forse per ricompattare il centrodestra?
REGIONALI – Salvini, racconta chi è ben informato, non la pensa così. Il lombardo è in buona sintonia con Zaia. E mostrando equidistanza, il segretario federale, in un’intervista al Gazzettino, ritiene Tosi «uno dei migliori sindaci» e Zaia «uno dei migliori governatori». Dunque? «La sintesi la trovo io» sentenzia. Parole che, considerando i rapporti di forza, suonano come un chiaro sostegno all’attuale presidente. Da quando governa la regione, Zaia è al vertice delle classifiche di gradimento da parte degli amministrati. Il patrimonio che ha accumulato in anni di governo (presidente della Provincia di Treviso, ministro e ora governatore) ha un peso specifico difficilmente ignorabile.
Tra i litiganti, pero’ c’é il resto del centrodestra. Spettatrice interessata, Forza Italia deve pensare a leccarsi le ferite e scongiurare il terremoto che si sta scatenando sul dopo-Berlusconi. Ma, politicamente, le regionali sono dietro l’angolo. Se Zaia decidesse di ricandidarsi, gli azzurri non avrebbero nulla da dire? Difficile crederlo. Un Galan o un Sacconi (l’ex pdl ora Ncd ha chiarito: «Nulla è scontato per le regionali») potrebbero negare il passo all’uscente rivendicando il primato. Il che complicherebbe la vita al Carroccio e potrebbe, nei disegni dei tosiani, riaprire i giochi. Il segretario-sindaco ci ha già pensato, ammette chi opera con lui: al tavolo della coalizione, sarebbe il suo pensiero, noi indicheremo un solo candidato alla presidenza, e sarà Zaia; ma correttezza impone che quando si discute con gli alleati si cerca di evitare il “prendere o lasciare”, ascoltandone le ragioni. E se gli altri non accettano la ricandidatura di Zaia, non resterebbero che le primarie. Con Tosi pronto a candidarsi.
Il Gazzettino – 1 giugno 2014