Se davvero le schede ospedaliere non approdano in consiglio regionale «causa voto imminente», come sostiene il Pd ricordando che il taglio dei posti letto non è certo il migliore degli slogan elettorali, allora conviene perdere ogni speranza di veder fatta e finita la tanto sbandierata riorganizzazione della sanità del Veneto, perché in Italia ci si accoda alle urne praticamente ogni sei mesi.
La lettura data ieri dal Pd trova ampie conferme pure nella Lega e nel Pdl (sotto rigoroso anonimato) e nel silenzio dell’assessore alla Sanità Luca Coletto è difficile rinvenirne di diverse. Anche il governatore Luca Zaia, che pure replica con puntiglio ai democrats, si guarda bene dallo spiegare perché a poco meno di un anno dal varo nel nuovo Piano socio sanitario le schede ancora non si siano viste all’orizzonte. «Nella riorganizzazione della rete ospedaliera ci sarà una diminuzione di posti letto determinata da normative nazionali – dice il governatore -. Ma di quei 1.800 posti che tanto allarmano alcuni esponenti dell’opposizione, 200 saranno recuperati grazie al riconoscimento della migrazione sanitaria extraregionale e altri 1.200 rimarranno operativi per essere destinati alle postacuzie e alla riabilitazione negli ospedali “di comunità”. Resta una diminuzione reale di 400 che, su un totale esistente di oltre 17.000, di sicuro non intacca né la qualità né la quantità dell’assistenza erogata. Stiamo parlando mediamente di 7 letti per ospedale. Chi ha strumentalizzato il dato spacciandolo per una mannaia calata sugli ospedali cerca solo di creare allarme ed esasperazione nei cittadini».
Resta il fatto che anche dal Pdl non mancano le perplessità, se non sull’entità dei tagli (ormai dati per acquisiti nei numeri complessivi), quanto meno sulle tempistiche: «Non c’è più tempo – avverte infatti il presidente della commissione Sanità, Leonardo Padrin – ogni giorno di ritardo nell’approvazione delle schede è un giorno perso nello sviluppo della sanità del Veneto ed un giorno in più tra i tanti già trascorsi senza mettere mano agli sprechi (Padrin aveva inserito anche un counter nel suo sito che scandiva inesorabile la spesa inutile legata alla mancata riorganizzazione degli ospedali, poi l’ha tolto, forse per non deprimere troppo i suoi aficionados, ndr.). In Regione, su questa faccenda delle schede, ci sono attendisti ed interventisti: io mi iscrivo fra questi ultimi, condividendo la preoccupazione di chi pensa che non si possa andare avanti con una programmazione vecchia di dieci anni». E da Roma rincara la dose il senatore Udc Antonio De Poli: «Zaia mette i tagli sotto il tappeto perché le brutte notizie vanno date nei momenti “giusti” e non a ridosso delle elezioni».
Ad ogni modo, il governatore ieri è tornato anche sul nuovo ospedale di Padova, assicurando che «si potrà inaugurare nel 2017». E ha spiegato: «Il giro delle scartoffie è finito, presto il dossier sarà nelle mani del direttore generale dell’azienda sanitaria Claudio Dario, che potrà partire con gli appalti. L’opera costerà 650 milioni di euro e ne abbiamo già chiesti a Roma 400. Se facciamo veloci, considerando che sono partito da zero, verosimilmente l’ospedale sarà pronto in 4 anni».
Il Corriere del Veneto – 12 maggio 2013