IL Corriere del Veneto. D’accordo che «manifestare è il sale della democrazia», che «l’obbligo vaccinale non è accettabile» e che «si devono comprendere le paure degli esitanti», ma se non ci si dà una regolata qui si rischia di tornare in zona gialla. E il governatore Luca Zaia non ha nessuna intenzione di rivivere uno scenario che forse ci siamo dimenticati ma che significa: obbligo di mascherina anche all’aperto; limite di quattro commensali per tavolo nei locali pubblici, oltre al Green pass, se si mangia al chiuso; discoteche aperte non come sale da ballo ma solo come ristoranti o bar; capienza al 50% per teatri, cinema e sale da concerto, con relativo distanziamento di un metro tra gli spettatori; capienza, negli stadi e negli impianti sportivi, al 50% all’aperto e al 35% al chiuso.
«Per questa settimana la nostra regione resta bianca ma non è un dato di fatto scolpito nella pietra — avverte il presidente — se continuiamo così, in poche settimane qualche cambio di colore potrebbe avvenire. E io non voglio arrivarci. Facciamo ancora un sacrificio, vacciniamoci e utilizziamo la mascherina sempre al chiuso e anche all’aperto in caso di assembramenti. Non possiamo buttare via tutto il lavoro di squadra compiuto finora per mangiare le castagne in piazza e perché qualcuno continua a spingere una narrazione assurda della realtà. Secondo la quale classificheremmo apposta come morti Covid tante vittime che non lo sono allo scopo di ottenere finanziamenti inesistenti». La preoccupazione del governatore si basa su numeri che in effetti non lasciano spazio a molte altre interpretazioni: ieri i nuovi contagi da Covid-19 hanno sfiorato gli 800, toccando quota 792, quando fino alla scorsa settimana non superavano mai i 400. La triste scia di morti non si ferma, nelle ultime 24 ore si è pianta un’altra vittima, in più si registra una costante ripresa dei ricoveri, saliti a 234 (+6) in area medica e a 46 (+1) in Terapia intensiva.
«In una settimana i degenti in Terapia intensiva sono aumentati del 50% — sottolinea Zaia — se questo è il trend, inizio a preoccuparmi. Tutti i parametri di rischio risultano in crescita». In effetti il monitoraggio settimanale diffuso ieri dalla cabina di regia del ministero della Salute con l’Istituto superiore di Sanità indica per il Veneto un’incidenza di 75,3 casi Covid ogni 100mila abitanti contro i 61,4 per 100mila di venerdì scorso e a fronte di una media nazionale di 53 per 100mila; un Rt, cioè l’indice del contagio, che supera la soglia d’allarme di 1 e sfora a 1,1 (era a 0,91); una classificazione complessiva del rischio «moderata» (due settimane fa era «bassa») e 595 focolai rispetto ai 443 rilevati il 31 ottobre. Ma siccome per passare in zona gialla occorre unire a un’incidenza superiore ai 50 casi per 100mila abitanti e a un Rt sopra l’1 un tasso di occupazione maggiore del 10% in Terapia intensiva e del 15% in area medica, ora risulta determinante il parametro ospedaliero. In questo momento Malattie infettive e Pneumologie sono al 3,1% (erano al 2% sette giorni fa), mentre le Terapie intensive segnano un 3,9% (dal 3%), quindi è necessario invertire l’andamento. «La libertà di cui possiamo godere oggi la dobbiamo a chi si è vaccinato e alla coltre che questa protezione assicura — ammonisce il presidente —. Ricordo che anche gli immunizzati, coperti da malattia grave, rischio di ricovero in Rianimazione e morte, possono veicolare il virus. E allora è necessario aumentare il numero dei vaccinati, anche perché una rilevazione condotta dal Centro studi della Regione dal 10 al 31 ottobre segnala che si sono infettati 175 no vax su 100mila abitanti contro 36 immunizzati per 100mila. Quindi chi non assume l’anti-Covid corre un rischio di contagio cinque volte superiore».
«L’Istituto superiore di Sanità — aggiunge il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità — ha documentato che nessun vaccinato fino ai 59 anni è stato finora ricoverato in Terapia intensiva. Le persone non immunizzate di età compresa tra 60 e 69 anni corrono un rischio 21 volte superiore e gli over 80 otto volte maggiore di finire in Rianimazione». Però le prime dosi, come in tutta Italia, vanno a rilento: non hanno ancora assunto l’anti-Covid 590mila veneti tra 18 e 65 anni, cioè in piena fascia lavorativa. Giovedì sono state somministrate 14.028 dosi, 7.004 delle quali sono richiami «booster» a over 60, pazienti fragili, ospiti e dipendenti delle Rsa. Ha completato il ciclo vaccinale l’81,9% della popolazione vaccinabile, cioè dai 12 anni in su (contro l’83,3% a livello nazionale), mentre l’84,5% (l’86,4% in Italia) ha assunto almeno la prima dose.
Parlando invece di focolai, Zaia si sofferma su quello scoppiato ad Abano Terme e arrivato a 110 contagi: «La situazione è sotto controllo, quindi dico ai turisti e a tutti che le Terme sono sicure. Quelle di Abano rientrano nel circuito più bello al mondo e i fanghi sono certificati».