Il Sole 24 Ore. «Questa è una vera tragedia». Il presidente veneto, Luca Zaia, che nel momento di picco della pandemia per primo aveva iniziato a richiamare i medici dalle pensioni usa questi toni per raccontare la carenza di personale negli ospedali, a fronte di una campagna vaccinale che torna a puntare al mezzo milione di dosi al giorno. «Noi abbiamo 54 mila dipendenti della sanità – spiega a 24 Mattino, su Radio 24 – dei quali 12 mila medici ospedalieri e 3 mila medici di medicina generale. Però c’è da dire che la scarsa e sbagliata programmazione negli anni ha portato ad avere meno medici di quelli di cui avremmo bisogno, meno professionalità sanitarie di quelle di cui abbiamo bisogno. E ovviamente il Covid ha stravolto il modello di cura».
A quota 100, che un impatto parziale lo ha avuto, si aggiunge la fuga verso il privato: «Il trattamento economico, le modalità di lavoro e l’organizzazione sono molto diversi», riflette. Un numero può dare l’esatta dimensione di come la pandemia ha cambiato il lavoro negli ospedali e le esigenze di finanziamento della Sanità: «Le do solo un dato per rispondere a quelli che sanno sempre tutto, che sono commissari tecnici della Nazionale in tribuna: la mia azienda ospedaliera di Padova prima del Covid consumava 950 camici al mese, con il Covid ne consuma 4.500 al giorno. Lei capisce che la programmazione è andata assolutamente in tilt. Era impossibile programmare magazzini adeguati, ma anche organici adeguati al compito».
Vede i partiti un po’ distratti dalla battaglia per il Quirinale, mentre siamo ancora in piena emergenza?
Posso dirle che le regioni sono tutt’altro che distratte. Vorrei ricordare ancora quei pochissimi scettici che si sono, che magari ipotizzano la restituzione della competenza a livello nazionale, quindi teorizzano uno stato centralista che è Medioevo allo stato puro, che la gestione della competenza della sanità è regionale e quindi siam tutti
sul pezzo.
Il suo libro, non a caso, si intitola “Ragioniamoci sopra. Dalla pandemia all’autonomia”. L’idea è che il Covid abbia rafforzato le Regioni e la loro idea di spostare alcune competenze a livello locale.
Ha dimostrato che la gestione in sostanziale autonomia delle Regioni ha dato degli ottimi risultati. Basti pensare alla campagna vaccinale e alla bella figura che stiamo facendo a livello internazionale. Sull’autonomia: sono passati 1.500 giorni dal 22 ottobre 2017 (data del referendum sull’autonomia, ndr), sono passati quattro governi e quindi quattro presidenti del Consiglio. Stiamo tentando di trovare un accordo con il ministro Gelmini per la possibilità di redigere una legge quadro da proporre al Parlamento, il quale dovrebbe dare il via alla firma dell’intesa. Noi le proposte le abbiamo fatte, se verranno accolte non abbiamo nessuna remora a dire di sì e quindi affrontare anche la fase parlamentare.
Tornando alla pandemia, com’è la situazione negli ospedali veneti?
Nelle mie terapie intensive l’80% dei cittadini non è vaccinato. Se io faccio il parallelo, con gli stessi contagi, oggi ho un quarto dei pazienti ricoverati rispetto all’anno scorso. Quindi i vaccini funzionano, punto. Non c’è altro da aggiungere.
Lo si ripete da settimane, ma non sempre il messaggio funziona.
C’è qualcuno con la testa dura.
Ma c’è qualcuno con la testa dura anche nel suo partito, no?
Il partito ormai un paio di mesi fa ha chiarito la posizione in maniera ufficiale, in quel famoso documento di cinque punti. Cito solo il punto che ci riguarda in questa discussione: si riconosce la validità della campagna vaccinale e la si sostiene e va bene il Green Pass applicato ad alcune categorie. Non è che ci sono tante altre varianti.