Corriere.it Per il presidente del Veneto Luca Zaia siamo al dunque. L’autonomia può essere «il momento in cui si fa la storia tutti insieme» oppure «il Big bang» su cui cade questo governo. Insomma, una linea molto sottile divide due scenari opposti. Zaia propone all’esecutivo, anzi direttamente a Conte, un «conclave». «Producano una bozza di intesa. Ci chiudiamo in una stanza e stiamo lì tutto il tempo che serve».
Dopo la lettera che ha firmato insieme al governatore lombardo Fontana vi siete sentiti con Palazzo Chigi?
«No, ma è positivo il fatto che Conte abbia avocato a sé la pratica. Lo reputo intelligente. Il senso della nostra lettera è chiaro. Volete farci perdere tempo? Non ci siamo. Volete scrivere una pagina di storia? Ci siamo».
L’onere di trovare un accordo spetta solo a Conte? Non dovete anche voi «cedere» su qualche aspetto?
«Intanto, si parte da un’inadempienza del governo. La Costituzione dice che è l’esecutivo che deve proporre alle Regioni una bozza d’intesa. Noi la nostra l’abbiamo presentata nell’ottobre 2018. E dai referendum sono passati oltre 600 giorni, non so se mi spiego».
Nel frattempo sono emersi i dubbi.
«Il tempo in cui ognuno si alza e dice la sua su una riforma di cui non ha nemmeno letto tutto il testo, è finito».
Parla dei Cinque Stelle?
«I Cinque Stelle sono a un bivio. Devono decidere se continuare a fare la lobby del Sud, un ruolo anacronistico, oppure accettare la sfida».
Ci sono studi che parlano del rischio di squilibri territoriali.
«Se servono dei correttivi parliamone, ma niente aria fritta. Se l’assistenzialismo è l’unico mantra, significa che il Paese non funziona più. E poi, se qualcosa non dovesse funzionare, l’autonomia si può sempre revocare. Molti si dimenticano di questo aspetto e preferiscono dipingerci come gli “spacca-Italia”. Toni che non mi sarei mai immaginato. Lo dicono a me, poi, che da ministro dell’Agricoltura mi sono battuto per la tutela dei prodotti del Sud, dalla pizza alla mozzarella di bufala… Me l’hanno riconosciuto tutti».
Qui il tema è la «fuga in avanti» delle regioni ricche.
«Chiediamo quello che prevede la Costituzione. Se la vogliono cambiare e dare vita a uno Stato rigidamente centralista, presentino una proposta. Alla nostra, hanno lavorato fior di costituzionalisti».
Parlerà con Conte?
«Quando hanno pronto il testo, facciamo un conclave. Ce ne fu uno che durò 1.006 giorni (per l’elezione di papa Gregorio X nel 1271, ndr), posso assicurare che questo durerà di meno. Ci saranno fumate nere, ma poi quella bianca arriverà: è un obbligo della storia. Se l’esecutivo getta la spugna, la getta anche sulla sua esperienza di governo».
Può cadere su questo?
«Nessuno cerca l’incidente, ma l’autonomia può essere il Big bang del governo. Ma non sarà il Big bang dell’autonomia perché il Veneto la chiederà sempre».
La riforma fatica anche perché ora Salvini guida una Lega nazionale ? «No. Questo dibattito non sarebbe mai nato senza la forza elettorale della Lega. Salvini è stato sempre al nostro fianco. La dimostrazione che questo progetto non è contro il Sud è la quantità di voti che la Lega ha preso proprio in quelle regioni. Se si teme l’autonomia, non si vota per il partito che vuole l’autonomia».
Il Corriere della Sera