Le schede ospedaliere hanno ottenuto l’approvazione della V commissione regionale e il Piano sociosanitario è stato sbloccato, dopo l’impugnativa del governo. Gli ingredienti per avviare la grande riforma della sanità veneta, che contempla la riorganizzazione della rete ospedaliera con il taglio di 1227 letti da riconvertire in 1263 posti sul territorio e la specializzazione dei nosocomi in «hub» (alta specializzazione) e «spoke» (specialità di base) ora ci sono. Quindi, che succede? «Dopo 17 anni di latitanza, il Veneto vanta un piano industriale della sanità — spiega il governatore Luca Zaia — che significa decidere chi fa cosa, come, quando e perchè. Abbiamo avuto il coraggio di mettere le mani in un’azienda che conta 94 mila dipendenti, per riorganizzarla in base alle nuove esigenze della gente».
«Il nostro disegno è molto semplice, si articola in tre punti. Primo: mantenere l’eccellenza. Secondo: deospedalizzare, che è un po’ la parola d’ordine. L’ospedale del futuro è quello senza letti, se non per gli acuti: per esempio, per l’intervento di ernia siamo passati da una settimana di ricovero a tre ore in Day-Surgery. In generale, il Veneto ha una degenza media di 7 giorni, contro i 30 di altre regioni. Terzo: l’alta specializzazione. Quando uno sta male la prima domanda che porge è: dov’è il medico più bravo? La risposta non è l’ospedale sotto casa che fa un po’ di tutto, ma poli specializzati e tra loro in rete, più aggressivi nel contrasto alle malattie».
Per capirci: Vittorio Veneto è un riferimento per l’Otorinolaringoiatria, Padova per la Cardiochirurgia, Verona per la Neurologia, Camposampiero diventerà il Cto regionale. «Esatto, il cittadino deve sapere che per ogni patologia potrà trovare il meglio in termini di clinici, attrezzature ed esperienza, naturalmente spostandosi — prosegue il presidente —. In quest’ottica si inserisce il coordinamento delle Oncologie, affidato allo Iov, fresco di nuovo direttore scientifico, il professor Giorgio Palù, che farà da regista». Un passo necessario a garantire uniformità di terapie e di opportunità sull’intero territorio, colpito ogni anno da 31.570 nuovi casi di tumore. Ecco perchè la Breast Unit, reparto che prende in carico la paziente colpita dal cancro al seno dalla diagnosi alla fine delle cure, dallo Iov sarà esportata in tutti gli ospedali capoluogo. «E’ impensabile che una donna, già afflitta da una malattia così seria, debba anche cercarsi da sola l’oncologo, il chirurgo, lo psicologo — riflette Zaia —. E’ giusto accompagnarla nel percorso, concentrandolo in un’unica sede. E’ un gesto di grande civilità, che sto pensando di allargare all’uomo, con le Unità per la prostata». Un quadro che va però supportato dalla tecnologia. «E infatti investiamo 70 milioni all’anno in attrezzature — assicura il governatore —. Non basta la clinica, per curare al meglio le persone ci vogliono mezzi all’avanguardia, da rinnovare costantemente. In tale direzione procedono le visite di notte, utili anche a sfruttare al massimo i macchinari, che così si usurano in fretta e vengono sostituiti dalle versioni più aggiornate».
Nello scenario tracciato non compare però la riduzione delle 21 Usl. «E’ prevista nel Piano sociosanitario, che ridisegna ambiti territoriali con bacini di almeno 200 mila abitanti — ricorda il governatore — ma non è una priorità, affronteremo il tema in un secondo tempo. Dobbiamo andare avanti con la riforma e con l’edilizia. Mi riferisco alla cittadella sanitaria di Treviso e al nuovo ospedale di Padova, per esempio. La sanità veneta fuziona già bene, ma può crescere ancora. Ai cittadini chiedo di credere in quest’avventura, intrapresa non per risparmiare (un letto ospedaliero costa 500 euro al giorno contro i 100 di uno territoriale, ndr), ma per permettere cure capillari e sempre più mirate». E le liste d’attesa? «In tre anni la situazione è molto migliorata — chiude Zaia — e le aperture notturne porteranno altri vantaggi. Sono pronto a organizzare pullman per portare gli scettici a vedere come funziona nel resto d’Italia».
Vai alle schede operative e territoriali. Tutte le osservazioni
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 29 settembre 2013