di Filippo Tosatto. È un vertice riservato, quello convocato stamani a Palazzo Balbi dall’assessore al Lavoro Elena Donazzan. Intorno al tavolo, i rappresentanti delle associazioni d’impresa (industria, agricoltura, artigianato, commercio) e delle organizzazioni sindacali alle quali il governatore Luca Zaia sottoporrà il piano dell’amministrazione regionale in materia di occupazione e crescita.
Dal confronto con le parti sociali, è l’obiettivo, dovrebbe emergere un’«agenda delle priorità» accompagnata da scelte concrete. «Insieme alla Regione e agli imprenditori possiamo fare molto», afferma Franca Porto, leader della Cisl veneta «il sindacato si presenterà all’incontro con una proposta condivisa che pone al centro la lotta alla disoccupazione e il sostegno alla crescita dell’economia, nonché le misure di flex security capaci cioè di coniugare la sicurezza sociale dei lavoratori alla flessibilità regolata del sistema produttivo». Ma quale sarà, nei fatti, l’azione della Giunta? Il panorama, pur con timidi segnali di ripresa, non è incoraggiante. Proprio oggi Donazzan illustrerà un dossier lavoro dai contenuti allarmanti: i veneti privi di occupazione hanno toccato quota 170 mila e il 2013 si è chiuso con oltre 10 mila fallimenti (83 mila in più rispetto al 2012) mentre le le aziende che hanno avviato una procedura di crisi sono state 1.465, con oltre 42 mila lavoratori coinvolti. Fortunatamente l’export galoppa (+6,5%) ma il nostro tradizionale asso nella manica, da solo, non basta ad invertire la rotta. Cosa fare allora? Zaia e la sua squadra intendono muovere su tre versanti. Il sostegno creditizio, alle imprese attraverso Veneto Sviluppo, chiamata – entro i limiti concessi alla finanziaria regionale – a supplire le carenze di un circuito bancario che (salvo rare eccezioni) alle promesse non fa seguire i fatti e nega ossigeno anche alle aziende sane. L’attenzione mirata al fondo sociale europeo, cioè al capitolo che l’Unione pone a disposizione delle criticità occupazionali dei Paesi membri: una chance importante, troppo spesso trascurata o utilizzata in modo episodico, sulla quale il sindacato chiede da tempo un cambio di atteggiamento. Infine, ma non ultimo, l’impegno negli investimenti, soprattutto nell’ambito della logistica e delle infrastrutture: un asset potenziale dalla valenza duplice, perché capace di stimolare la ripresa economica e di garantire occupazione «vera», dove l’aggettivo riprende una critica sollevata nei giorni scorsi dalla stessa Donazzan, che ha lamentato l’impiego «passivo» della cassa integrazione (650 milioni spesi nel 2013) che non favorisce in alcun modo il ritorno nel mondo del lavoro. Staremo a vedere.
Il Mattino di Padova – 14 marzo 2014