«Al Movimento 5 Stelle chiedo soltanto di essere coerente». Luca Zaia è in attesa. Il governatore che ha inventato il referendum sulle Autonomie dell’ottobre 2016 sta aspettando che il risultato approdi in Consiglio dei ministri: «Sento dire che ci potrebbe essere un consiglio il 21 dicembre. Potrebbe essere la data buona per scrivere questa nuova pagina di storia». Per questo vuole fare un ultimo appello al governo — ma soprattutto agli stellati — perché si imbocchi con decisione la strada che dovrebbe cambiare la faccia del Paese.
Presidente, è preoccupato? Il governo non sta seguendo la pratica con la dovuta attenzione?
«Ma no, sono convinto che con questo governo ci sia davvero la possibilità di segnare un cambiamento di passo. Anche tra i 5 Stelle in tanti si sono detti favorevoli».
E dunque?
«Dunque, è venuto il momento di trasformare i tanti buoni propositi in pratica. Il che significa, lo ricordo a tutti, scrivere una pagina di storia. Chi è al governo fa tante cose, ogni giorno deve correre per stare su tutto quello che c’è da fare. Ma alla fine, i governi vengono ricordati per poche o pochissime cose. L’autonomia sarebbe certamente una di quelle: e il governo sarebbe ricordato per essere quello che ha portato alla modernità un Paese ormai stanco».
Eppure, un paio di settimane fa lei e i suoi colleghi governatori di Lombardia ed Emilia-Romagna avete richiamato per iscritto il governo. Sono cambiate le cose?
«Ogni tanto leggo dichiarazioni che non mi tornano… Da un lato abbiamo Salvini che è un inguaribile sostenitore dell’autonomia. A lui aggiungo Di Maio, penso a ciò che ha detto qui in Veneto una quindicina di giorni fa: lui ha indicato la via. Dall’altra parte, vedo ancora qualcuno nel mondo grillino che pensa che questa autonomia sia un regalo al nord».
Parla della ministra per il Sud Barbara Lezzi? Lei è molto solerte nel ricordare che l’Autonomia sarà a «costo storico».
«A Lezzi posso dire che io conosco un sacco di amministratori che sono convinti che l’Autonomia sia una chance vera di ammodernamento anche per il Sud. A lei, come a tutti, ricordo che non è affatto una questione di Nord contro Sud. Il siciliano Sturzo ha detto: “Sono un federalista impenitente”. E a tutti loro, ripeto, chiedo di essere coerenti».
Perché coerenti?
«I 5 Stelle rappresentano un movimento che ha sempre fatto della volontà dei cittadini il suo stesso senso politico: e qui sulla volontà popolare non mi pare ci siano dubbi. Poi loro stessi, prima del referendum, hanno fatto campagna per il Sì. Infine, pochi mesi fa hanno firmato un contratto di governo in cui è esplicitamente prevista l’autonomia. Questo, ovviamente, non è un fatto tecnico, ma di coerenza politica».
Non teme che passi una versione annacquata dell’Autonomia?
«Noi abbiamo un progetto articolato sulle 23 materie, in linea con la Legge e con la Costituzione, con competenze serie e una visione prospettica per il futuro. Far passare un progetto non in linea con tutto questo significa prendere in giro i cittadini».
Ritiene del tutto ingiustificate le preoccupazioni sull’«egoismo» del Nord?
«Sono il primo a dire che deve essere fatta salva la solidarietà e la sussidiarietà nazionale. Ma finire in assistenzialismo non aiuta nessuno, e non si può premiare Caino e non Abele. Ma il federalismo è centripeto, il centralismo centrifugo».
Non sarà che il governo precedente era in qualche modo più sensibile al tema?
«Ma che dice? Io non posso non ricordare che quelli di prima, con cui abbiamo chiuso una debole pre-intesa su sole 5 materie, hanno fatto di tutto per non farci fare il referendum: ci ha portato davanti alla Corte costituzionale, hanno fatto ricorsi al Tar fino a qualche giorno prima del voto, ci hanno detto che dovevamo pagarci la sicurezza ai seggi e ci hanno vietato l’utilizzo della tessera elettorale».
corsera