Primo paziente 61enne del Miranese contagiato in Veneto attraverso la puntura delle zanzare nel 2012. «La malattia si sta diffondendo». I virologi: «Comuni e Usl facciano la disinfestazione»
VENEZIA — C’è un nuovo caso di West Nile in Veneto, il primo caso «autoctono» del 2012. Significa che il paziente, un 61enne del Miranese, è stato infettato non all’estero ma qui, attraverso la puntura delle zanzare, vettori del virus. Tanto è vero che la casa dell’uomo, e l’intera zona nella quale si trova, sono state sottoposte a disinfestazione contro questi insetti e i familiari tenuti sotto osservazione. Ne dà notizia il medico di base dell’Usl 13 che ha seguito il paziente, il dottor Gennaro di Giovannantonio, referente per Venezia di Isde Italia, l’Associazione medici per l’ambiente. «E’ arrivato da me all’inizio di agosto, dopo tre giorni di febbre a 40, astenia, forte cefalea, dolore agli occhi e debolezza nelle gambe— racconta il camice bianco —. Visto che la terapia antibiotica non ha dato esiti, trascorsa una settimana ho consigliato il ricovero all’ospedale di Mirano, nel reparto di Medicina, dove esami più specifici hanno rilevato la positività a malattie da vettori. A quel punto è stato trasferito al reparto di Malattie infettive di Treviso, dove è stato diagnosticato il West Nile e, in assenza di terapia ufficiale, somministrato un trattamento di supporto».
Dopo dieci giorni il 61enne è stato dimesso e ora è in miglioramento, ma il virus è penetrato nel sistema nervoso centrale, causando problemi neurologici (letargia, stato di confusione e disorientamento), disturbi alla masticazione, deficit di funzionalità, retinopatia emorragica bilaterale. Si tratta di uno dei dodici casi di West Nile riscontrati in Veneto nel 2012, che si aggiungono ai 23 rilevati dal 2008 al 2011. «Il problema è che ormai il virus è endemico —sottolinea Di Giovannantonio — e nei casi più gravi può portare alla morte. L’80% dei soggetti punti da zanzare infette non sviluppa sintomi, che nel 19% sono simili a quelli dell’influenza ma nell’ 1% risultano gravi e sviluppano la malattia. Per evitare che questo 1% aumenti è necessario che i Comuni, gli amministratori di condominio, i proprietari di abitazioni singole e giardini si coordinino per organizzare una profilassi costante. Bisogna sensibilizzare politici e cittadinanza sull’imperativo della disinfestazione, prendendo ad esempio l’Usl 13 di Mirano che ha messo a disposizione gratuitamente le pastiglie antizanzare da mettere nei tombini, e i medici, sulla capacità diagnostica. Questo — avverte lo specialista—è il periodo più a rischio, perchè precede l’inverno, perciò le zanzare si scateneranno prima dell’arrivo del freddo. Sono pericolose di giorno e di notte».
I più esposti sono proprio gli over 60 che, per motivi immunitari, sono maggiormente soggetti alla penetrazione del virus nel liquor. «Bisogna che i dottori alzino la guardia — chiude Di Giovannantonio— perchè la diffusione del West Nile è strettamente correlata al cambiamento climatico globale e alle migrazioni degli uccelli, che veicolano il virus». «Il clima torrido e la scarsa opera di disinfestazione agevolano la diffusione dell’infezione — conferma il professor Giorgio Palù, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, che nel 2009 ha isolato per la prima volta in Italia il virus, preso da un donatore di sangue non infetto —. Ci sono più casi, soprattutto a Treviso, ma anche a Bassano e Vicenza, perchè quest’anno i contagi sono iniziati prima. Stiamo studiando la virulenza nei topi».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 6 settembre 2012