Dall’inizio di giugno 2022 sono stati confermati in Italia 230 casi di infezione da West Nile Virus (WNV) nell’uomo e 13 decessi: lo rileva l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) nell’aggiornamento del 18 agosto.
Dei 230 casi, rileva l’Iss, “127 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (dei quali 14 Piemonte, 8 Lombardia, 71 Veneto, 3 Friuli-Venezia Giulia, 29 Emilia-Romagna, 1 Toscana, 1 Sardegna), 37 sono stati casi identificati in donatori di sangue (5 Piemonte, 5 Lombardia, 18 Veneto,9 Emilia-Romagna), 63 casi di febbre (1 Piemonte, 4 Lombardia, 55 Veneto, 1 Friuli-Venezia Giulia, 2 Emilia-Romagna) e 3 sintomatici (Veneto)”.
Il primo caso umano della stagione è stato segnalato dal Veneto in giugno, nella provincia di Padova.
Tra i casi confermati, prosegue l’Iss, sono stati notificati 13 decessi (8 in Veneto, 2 in Piemonte, 1 in Lombardia e 2 in Emilia-Romagna). Nello stesso periodo sono stati segnalati 3 casi di Usutu virus in donatori di sangue (2 Friuli-Venezia Giulia, 1 Piemonte).
“I restanti sono anziani, colpiti duramente da questo virus, che quest’anno sembra particolarmente aggressivo – spiega il Dal Ben -. Consigliamo grande attenzione e di adottare le più elementari misure di contenimento del contagio, come l’uso di repellenti, l’evitare luoghi all’aperto nei pressi di acque stagnanti e possibili ambienti a rischio, e l’uso di vestiti a maniche lunghe”.
Tra i motivi e le concause di un impatto così elevato della ‘febbre del Nilo’ quest’anno e in particolare a Padova dove i due terzi dei pazienti sono in terapia intensiva, l’azienda Ospedaliera Universitaria sta esplorando anche l’ipotesi della siccità particolarmente dura: la città di Padova, attraversata da corsi d’acqua nel pieno dei complessi urbani, potrebbe aver “pagato” il ristagno delle acque dovuto alle mancate precipitazioni del 2022. È infatti questa una delle cause principali del proliferare di zanzare culex portatrici dell’infezione.