La Giunta regionale del Veneto, nella seduta del 30 agosto, ha approvato un Piano Straordinario per il contrasto alla diffusione del West Nile Virus. Il documento, per le cui azioni esiste un finanziamento di un milione di euro, è stato presentato nel corso del punto stampa post Giunta dal Presidente della Regione e dall’Assessore regionale alla sanità, Manuela Lanzarin.
Il Piano, condiviso con il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità, prevede una serie di interventi da attuare nei primi 10 giorni di settembre, con l’obiettivo di ridurre le nuove infezioni nella popolazione più a rischio. Una mappa di valutazione del rischio permetterà di indirizzare gli interventi che saranno concentrati nei territori in cui si potrebbero verificare il maggior numero di casi nelle prossime settimane, sulla base dei dati di sorveglianza epidemiologica raccolti dalla Regione, dalle ULSS e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
L’ultimo bollettino stilato dalla direzione Prevenzione contabilizza 227 casi, di cui 122 nel Padovano, 34 nel Trevigiano, 20 nel Veneziano, 18 in Polesine e nel Vicentino, 14 nel Veronese e 1 nel Bellunese. I decessi registrato finora sono 14 (e giusto ieri c’è stato il primo in Friuli Venezia Giulia, una 93enne di Chions): le vittime avevano un’età media di 83,6 anni e per l’85,7% erano uomini. “Una mappa di valutazione del rischio – è stato spiegato – permetterà di indirizzare gli interventi, che saranno concentrati nei territori in cui si potrebbero verificare il maggior numero di casi nelle prossime settimane, sulla base dei dati di sorveglianza epidemiologica raccolti dalla Regione, dalle Ulss e dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie”. Per ora sono 11 i Comuni in zona rossa, fra cui capoluoghi come Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.
Il pacchetto di misure include innanzi tutto interventi straordinari larvicidi nelle località a medio ed alto rischio, nonché adulticidi nei siti sensibili come parchi pubblici, strutture sociosanitarie e ospedali delle aree rosse e di quelle arancioni contigue, che per questo sono definite “buffer” (cioè “tampone”). Sono inoltre previsti il potenziamento della diagnostica di laboratorio e la definizione di interventi comunicativi finalizzati ad aumentare la percezione del rischio nella popolazione.Da un lato occorre infatti evitare la proliferazione delle zanzare, per questo vengono stilate queste raccomandazioni: non abbandonare oggetti e contenitori di qualsiasi natura e dimensioni nei quali possa raccogliersi l’acqua piovana (barattoli, bidoni, bacinelle, annaffiatoi, copertoni); svuotare giornalmente qualsiasi contenitore di uso comune con presenza di acqua e,se possibile, capovolgerlo; coprire ermeticamente (anche attraverso reti a maglie strette) i contenitori d’acqua inamovibili come bidoni e cisterne; effettuare una corretta disinfestazione delle larve in tombini, caditoie, fossi, con idonei prodotti larvicidi e con ripetizioni dei trattamenti. Dall’altro lato bisogna evitare il più possibile le punture di zanzare: all’aperto indossare indumenti di colore chiaro, leggeri e coprenti con maniche e pantaloni lunghi; utilizzare repellenti direttamente sulla pelle, ripetendo il trattamento con frequenza adeguata, evitando labbra, bocca, occhi e cute abrasa, mentre possono essere utilizzati sui vestiti per aumentarne l’effetto protettivo (per i bambini sotto i 2 anni l’indicazione è di usare prodotti a base di Paramatandiolo); applicare a porte e finestre le zanzariere a maglie strette o accendere i dispositivi elettro-emanatori di insetticidi liquidi o a piastrine.
Il piano straordinario arriva verso la fine della stagione estiva: come mai non è stato varato prima? “Perché alla situazione epidemiologica che stiamo osservando – risponde la direzione Prevenzione della Regione, guidata da Francesca Russo – hanno contribuito fattori non prevedibili, quali la permanenza dello stato di siccità che ha avvicinato il vettore all’uomo, la presenza di uccelli, che costituiscono il serbatoio del virus, più infetti rispetto agli altri anni e la contemporanea circolazione di due sottotipi di virus”.
Il Piano Straordinario prevede:
- l’ulteriore potenziamento della diagnostica di laboratorio al fine di permettere l’individuazione e conferma tempestiva dei casi
- l’identificazione dei comuni in cui si potrebbe verificare nelle prossime settimane il maggior numero di casi attraverso l’adozione di un nuovo strumento di valutazione integrata del rischio. Questo strumento prevede la suddivisione in aree di rischio (bianca, gialla, arancione, rossa) sulla base dei dati di sorveglianza epidemiologica e la pianificazione degli interventi mirati in funzione del rischio assegnato
- interventi straordinari larvicidi nei comuni a medio ed alto rischio (aree arancioni e rosse)
- interventi straordinari adulticidi nei siti sensibili (es. parchi pubblici, strutture socio-sanitarie, ospedali, etc.) dei comuni ad alto rischio (aree rosse) o nei comuni a medio rischio (aree arancioni) in stretta continuità urbana con i comuni i ad alto rischio (aree rosse)
- ulteriori interventi comunicativi finalizzati ad accrescere la percezione del rischio nella popolazione, favorendo l’adozione di misure di protezione individuale e di idonee misure di contrasto al vettore nel contesto delle aree pubbliche e private
- intensificazione del controllo dell’efficacia dei trattamenti effettuati
- analisi epidemiologica con valutazione e monitoraggio del Piano adottato
- individuazione di zone “tampone” o “Buffer” cioè aree territoriali che sono classificate a medio rischio ma che si presentano in continuità urbana o di frequentazione con quelle ad alto rischio, anche in queste si applicano le misure previste per le aree ad alto rischio al fine di allargare la protezione da vettori infetti il più possibile