Ieri è arrivata la conferma ufficiale di un secondo caso di infezione dal virus West Nile in Polesine. Ancora una volta la persona risultata positiva è un anziano, un ottantenne che abita a Frassinelle. Il pensionato è ricoverato da qualche giorno nella divisione di Malattie infettive dell’ospedale «Santa Maria della misericordia» di Rovigo.
Le sue condizioni sono gravi, ma stazionarie. E ancora in prognosi riservata, anch’egli stazionario, l’anziano di Castelnovo Bariano risultato anche lui positivo alla patologia da West Nile e che soffriva già di patologie pregresse. Il suo era stato il primo caso.
Anche per quanto riguarda il caso dell’ottantenne di Frassinelle l’Usl 18, seguendo i protocolli del caso, si è attivata per sensibilizzare il Comune dove si è verificato il caso perché attui i trattamenti di emergenza previsti in queste circostanze.
Come già accaduto a Castelnovo Bariano, l’azienda sociosanitaria è poi al lavoro per verificare i piani di disinfestazione in corso e per trattare i focolai di larve presenti attorno all’area dove è stata riscontrata la circolazione virale.
A Frassinelle dovrà essere disinfestata una zona per un raggio di tre chilometri attorno all’epicentro del virus.
La West Nile è una malattia causata da un virus portato da alcuni uccelli selvatici che possono trasmettere l’infezione alle zanzare. Sono queste ultime, attraverso la loro puntura, a infettare le persone. In 80 casi su 100 l’infezione non provoca alcun sintomo, mentre nella quasi totalità dei restanti l’infezione può provocare una forma para influenzale.
Solo in un caso su 150 la puntura della zanzara può far insorgere una forma più grave con manifestazioni neurologiche e che attecchisce specialmente nelle persone di età avanzata e quindi più debilitate. Per ora non esiste alcun vaccino per prevenire l’infezione.
Già a fine luglio, in Alto Polesine, erano stati scoperti ceppi di zanzare infettate dal virus West Nile. A seguito di quell’evento le Usl della provincia di Rovigo hanno attivato tutte le misure di prevenzione del caso, soprattutto nella gestione delle attività trasfusionali e di trapianto con i test sulle donazioni di sangue, organi, cordone ombelicale, tessuti.
Antonio Andreotti – Il Corriere del Veneto – 18 agosto 2016