«L’unico vero argomento di politica economica regionale in tutto agosto l’ha portato un sindacalista». Parole di Stefano Fracasso, capogruppo veneto in consiglio regionale del Pd, con riferimento all’intervista di Ferragosto rilasciata al nostro giornale da Onofrio Rota, segretario generale della Cisl.
Rota si era addentrato sui temi del welfare proponendo l’urgenza per il Veneto di cominciare davvero a disegnare il perimetro entro il quale utilizzare al meglio i margini di autonomia presenti e futuri. Articolando cioè in modo condiviso fra le parti sociali provvedimenti su sanità, lavoro e formazione, suggerendo di razionalizzare l’utilizzo delle risorse provenienti dalla contrattazione integrativa. E l’input principale di Rota riguardava l’Azienda Zero, la quale dovrebbe cominciare a muoversi come tutti gli altri operatori (privati) della sanità nel fornire servizi ai lavoratori delle aziende che indirizzano parte dei contributi a fondi assistenziali integrativi. Una questione che, per inciso, sta diventando centrale se è vero che, martedì prossimo, la giunta regionale discuterà una delibera che riguarda in questa chiave Unisalute (Gruppo Unipol).
«È un tema da inserire senz’altro nell’agenda politica regionale – puntualizza Fracasso – mettendo in chiaro alcune cose. Cominciamo col dire che ai livelli essenziali di assistenza deve provvedere comunque il sistema pubblico. Chi ha il welfare integrativo, insomma, non può saltare le liste d’attesa, bisogna starci un po’ attenti. Lo strumento è importante ma va usato con molta intelligenza».
Probabilmente, è l’opinione del leader dem a palazzo Ferro Fini, l’utilizzo più intensivo dei Fondi si rivelerebbe molto utile anche per le aree della non autosufficienza: «Le strutture sono al limite del collasso e le risorse sono rimaste quelle di quando si chiamavano case di riposo».
Occorre in ogni caso intensificare la pratica della contrattazione di secondo livello, «sindacati e associazioni di categoria devono essere più presenti e provare a coinvolgere le imprese piccolissime. La defiscalizzazione introdotta per incentivare i premi di risultato in forme diverse dal denaro in busta paga sta stimolando molte imprese verso opzioni di questo tipo, ma a volte si arriva a cortocircuiti. Nella concia, ad esempio, le organizzazioni datoriali hanno scelto una forma integrativa senza farla rientrare nella contrattazione collettiva con i sindacati perché hanno puntato al vantaggio fiscale prima che ai bisogni dei lavoratori».
Un secondo aspetto introdotto dal leader della Cisl, sul quale il Pd è disposto ad aprire un confronto con la maggioranza di governo, è quello dell’introduzione di un’addizionale Irpef per sostenere prepensionamenti e permettere un turn-over nelle aziende con l’ingresso di lavoratori giovani.
«Quello dell’invecchiamento della popolazione non è un tema che scaldi gli animi sotto gli ombrelloni – prosegue Fracasso – ma sarà il grande problema del futuro del Veneto, regione che si regge sulla centralità della manifattura e che ha bisogno di forze fresche nelle sedi produttive. Una tassa per accelerare la pensione e far lavorare i giovani è un argomento che sfida molti tabù ma la transizione demografica nelle fabbriche sarà molto presto di importanza vitale per l’economia e dunque per il benessere di tutti i veneti».
Per «cominciare a tirar giù le questioni dell’autonomia dagli striscioni appesi agli aerei sulle spiagge, dunque – conclude l’esponente Pd – quello del lavoro è un campo di discussione eccezionale».
Gianni Favero – Il Corriere del Veneto – 19 agosto 2017