La scissione del Pd sposta decisamente a sinistra il piano del governo sui voucher , i buoni per pagare i lavoratori a ore, che la Cgil vuole cancellare con il referendum. «Penso che vadano usati dalle famiglie per i piccoli lavori e non dalle imprese, che hanno i contratti», dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
Nel dettaglio dovrebbe funzionare così: per le famiglie, che li usano per pagare colf e badanti, i buoni resterebbero con le regole di adesso, come il tetto di reddito da 7 mila euro l’anno. Le imprese non li potrebbero usare più, ed è questa la grande novità. Anche se ci sarebbero due eccezioni. Una sicura, per l’agricoltura: qui si potrebbero pagare con i buoni solo studenti e pensionati per le attività stagionali, come la vendemmia. L’altra ancora in discussione: i buoni resterebbero utilizzabili dalle aziende senza dipendenti, in sostanza dagli artigiani. In ogni caso si tornerebbe a una versione soft, simile a quella introdotta nel 2003 senza quelle polemiche arrivate dopo, quando il campo di applicazione dei voucher è stato ampliato. Di fatto sarebbe un’abolizione, considerato che oggi le famiglie coprono solo il 2% del totale dei buoni venduti.
La Cgil sembra orientata a dichiararsi soddisfatta dalle modifiche. E potrebbe non insistere per il voto sul referendum che, con queste modifiche, faticherebbe parecchio a raggiungere il quorum. «Una soluzione che risponda al quesito referendario è sicuramente positiva — commenta il segretario Susanna Camusso — ma vedo molta confusione nelle cose che vengono dette. Ci riserviamo un giudizio quando si capirà effettivamente qual è la proposta».
Il piano del governo sarà formalizzato il 9 marzo, quando i sindacati vedranno Poletti, che ieri ha presentato il rapporto degli ispettori del ministero, con irregolarità trovate nel 63% delle aziende. Ma la trattativa è già partita. Ieri il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha visto Maurizio Landini, segretario della Fiom, i metalmeccanici della Cgil. Hanno discusso anche di voucher e referendum. Da Landini sono arrivate aperture sulle modifiche annunciate dal governo, molto più «avanzate» rispetto agli interventi chirurgici di cui si era parlato nei giorni scorsi. Resta il nodo degli artigiani, con il governo che vorrebbe mantenere i voucher e il sindacato che li vorrebbe eliminare anche da lì, magari con una forma di flessibilità diversa e sperimentale. Ma è una distanza minima rispetto al solco profondo che divideva le parti fino a pochi giorni fa. La decisione finale spetta al segretario Camusso, che forse potrebbe anche insistere per un voto sul quale ha mobilitato tutto il «suo» sindacato.
C’è però l’incognita dei tempi. Dei voucher si sta occupando la commissione Lavoro della Camera, dove l’accordo sull’ok solo alle famiglie va dal Pd Cesare Damiano a Forza Italia, con l’ex sindacalista Renata Polverini. Difficilmente quel testo riuscirà ad arrivare al traguardo in tempo utile, visto che al voto mancano al massimo quattro mesi. Per fermare il referendum servirà un decreto legge del governo. Con le sue parole di ieri il ministro Poletti ha già messo la sua firma su quel testo. Non a caso, una battuta che circola nel Pd lo definisce il «capogruppo ombra degli scissionisti».
Lorenzo Salvia – Il Corriere della Sera – 2 marzo 2017