Prendiamo in prestito una riflessione del vicedirettore della Stampa Massimo Gramellini che ben fotografa, di manovra in manovra, questi ultimi mesi del 2011. «La crisi non esiste. La crisi esiste però non riguarda l’Italia, quindi nessuna manovra. Faremo la manovra, ce la chiede l’Europa, ma non metteremo le mani nelle tasche degli italiani. Le metteremo solo a chi guadagna oltre 75 mila euro. Cioè, oltre 150 mila. Gli anni della laurea non valgono più per il computo della pensione. Chi ha detto che non valgono più? Ma forse toglieremo la tredicesima agli statali. Calma, ho detto forse. I ticket del ristorante restano garantiti solo a chi lavora più di 8 ore. Non abbiamo intenzione di limitare i ticket.
Piuttosto alzeremo la pensione a 65 anni dal 2027. Era già stata alzata? Ok, allora aboliremo i piccoli comuni, ma non le province. Aboliremo le province e ridurremo gli stipendi dei parlamentari immediatamente. Entro marzo una commissione proporrà di ridurre lo stipendio dei parlamentari.
Salve, siamo il nuovo governo. La crisi esiste, è sempre esistita, possibile che non ve ne siate accorti? Dovremo aumentare l’Irpef di 3 punti sopra i 75 mila euro. Ho detto 75 mila? Volevo dire 100 mila. Non toccheremo l’Irpef. Va riaperto il tema dell’energia nucleare, ma sia chiaro: non si riapre il tema dell’energia nucleare. Ridurremo i compensi dei politici. Non tocca al governo ridurre i compensi dei politici. Noi faremo subito le liberalizzazioni. Contiamo di fare presto le liberalizzazioni. Speriamo di fare un giorno le liberalizzazioni. Le frequenze tv all’asta? Non se n’è discusso. Metteremo all’asta le frequenze tv. L’articolo 18 non è intoccabile. Chi ha parlato di toccare l’articolo 18? Ah, bloccheremo le pensioni del ceto medio-basso. E quelle le blocchiamo davvero. E’ una questione di coerenza»
22 dicembre 2011 – La Stampa