E’ entrato nel vivo giovedì, con l’esclusione degli animalisti, il processo per la morte della cavalina Tiffany, vittima di un drammatico incidente il 5 marzo 2011 quando, sotto una pioggia battente, scivolò sulla strada senza terra durante le prove del Palio di Ronciglione.
L’unica parte civile ammessa dal giudice Roberto Migno è il ministero della salute: non avranno invece voce in capitolo, seppure riconosciute come parti offese, le associazioni Lav, Anpana, Enpa, Horse angels e Italian horse protection. A giudizio, con l’accusa di maltrattamenti agli animali, l’ex sindaco Massimo Sangiorgi e il presidente della proloco Luciano Camilli, assistiti dai legali Luca Paoletti e Romano Pesciaroli.
Il Comune avrebbe agito in base a una deroga all’interramento, approvata con una delibera della giunta regionale nel 2008. Una deroga che a tutt’oggi non è mai stata formalmente revocata, come è emerso dalla deposizione del dirigente dell’Area sanità veterinaria della Regione, Ugo Della Marta, primo teste del pm Stefano D’Arma. Il permesso di tornare a fare le corse a vuoto senza la sabbia “antiscivolo” sul percorso, sarebbe stato accordato «per problemi logistici insuperabili» legati alla conformazione a dorso di mulo della strada.
La Regione avrebbe quindi dato per superato il problema, in seguito all’ordinanza del ministero della Salute del 2009: «Solo dopo la morte di Tiffany – ha spiegato il dirigente – abbiamo saputo, dalla relazione della Asl sull’incidente, che il Comune non aveva usato la sabbia, come da deroga, in quanto aveva vinto nel 2010 un ricorso al Tar di cui non sapevamo. A quel punto abbiamo chiesto il ritiro, che però non è stato mai formalizzato».
Secondo il legale del ministero, Massimo Bachetti. la deroga sarebbe stata concessa dalla Regione solo in base alla relazione di tre esperti nominati dal Comune, senza altri accertamenti tecnici.
Il Messaggero – 10 maggio 2014