Vitalizi, game over. Dopo il voto alla Camera dei mesi scorsi, ora anche il Senato approva la scure sui vitalizi degli ex senatori. E il Veneto, va detto, ospita una delle «roccaforti della resistenza», non fosse altro che per l’ex parlamentare bellunese di Forza Italia, l’avvocato Maurizio Paniz, che rappresenta la bellezza di quasi un terzo degli «ex» già scesi in tribunale per far ricorso.
Nella non infrequente simmetria della storia, è un altro bellunese, ma di tutt’altro schieramento, a suonare la carica sullo scacco matto alla «casta», vale a dire Federico D’Incà, deputato e questore alla Camera del Movimento Cinque Stelle.
«L’era della casta è finita: – festeggia D’Incà che ha seguito passo passo la battaglia sui vitalizi con il presidente di Montecitorio Roberto Fico – il privilegio di pochi diventa un diritto di tutti, quello al risparmio di risorse pubbliche. Con l’approvazione del taglio dei vitalizi al Senato si completa il percorso iniziato con successo alla Camera. Siamo orgogliosi di aver mantenuto questa promessa e di poter restituire agli italiani 280 milioni a legislatura che potranno essere reinvestiti in servizi per i cittadini». E nel giorno dei grandi compromessi sulla manovra economica del governo varata da Lega e M5s, cade bene l’annuncio dedicato al popolo pentastellato bisognoso di vittorie «senza se e senza ma».
E ieri, infatti, il consiglio di presidenza del Senato ha approvato la delibera sul taglio dei vitalizi. Gli assegni degli ex parlamentari di Palazzo Madama dovranno essere ricalcolati con il metodo contributivo. Secondo il M5S, che aveva già promosso un analogo provvedimento alla Camera la riforma consentirà di risparmiare 280 milioni di euro a legislatura. «La delibera è stata approvata con 10 voti favorevoli, un astenuto e altri che non hanno partecipato al voto». A confermarlo è stato il questore del Senato Paolo Arrigoni (Lega), uscendo dal Consiglio di presidenza. Pd e Forza Italia hanno abbandonato l’aula al momento del voto. Il vitalizio – val la pena ricordarlo – è l’assegno mensile riconosciuto ai parlamentari al termine del mandato. E da oggi, sia alla Camera che al Senato, si procederà a ricalcolare gli assegni in base al metodo contributivo. I beneficiari dei vitalizi, di conseguenza, subiranno una riduzione dell’assegno che va dal 40 all’80 per cento. I numeri alla Camera sono per evidenti motivi più impattanti, e per il numero quasi doppio degli scranni, e per la minore età dei «pensionati». Per la Camera si parla di 1.338 ex deputati a cui l’assegno sarà decurtato. Ne restano altri 67 su cui non si farà il ricalcolo perché finirebbero con l’incassare ancora di più. Per il Senato, invece, mancano ancora i numeri ufficiali ma per il Veneto si parla di un totale di una cinquantina di ex inquilini di Palazzo Madama su cui la scure pentastellata si abbatterà a breve.
E i nomi di spicco non mancano. Nell’elenco ci sono Luciano Benetton, Gianni De Michelis, Manuela Dal Lago, Paolo Giaretta, Ugo Bergamo, Marino Cortese, Luciano Falcier, Mario Rigo, Maurizio Sacconi, Paolo Scarpa Bonazza Buora, Tiziano Treu, fra gli altri. Non è dato sapere se e quanti di loro si siano già rivolti a un tribunale. Nomi conosciuti, invece, ovviamente da Paniz: «Personalmente ho già depositato 517 ricorsi per conto di ex deputati di tutta Italia e appartenenti a tutti i partiti. Complessivamente in Italia siamo a 1300 ricorsi. E sono onorato di avere la fiducia di molti. Dopo l’approvazione dei tagli anche al Senato mi aspetto un numero che ce ne saranno circa altri 600 calcolando un peso pari alla metà della Camera. I ricorsi si basano e si baseranno tutti sul principio di non retroattività. Il taglio dei vitalizi prelude al taglio di tutte le pensioni».
Corriere del Veneto