A seguito dell’intervento del Garante, la programmazione ‘intelligente’ delle visite fiscali è stata sospesa e si è proceduto ad una estrazione casuale. Si è così assistito a una riduzione del 39,5% delle visite fiscali che riscontrano idoneità al lavoro e prevedono una riduzione della prognosi, e ad una riduzione del 74,5% dei casi in cui si pone un limite inderogabile alla durata della malattia. La perdita per le casse dell’Inps sarebbe superiore ai 4 mln annui. Da qui la richiesta di un intervento normativo. L’AUDIZIONE
“L’Inps spende ogni anno circa 2 miliardi per indennità di malattia per i dipendenti privati (che sono a carico delle imprese nei primi 3 giorni di assenza) e le giornate di assenza dei pubblici dipendenti valgono circa 2,8 miliardi annui, calcolati in termini di retribuzione corrisposta al lavoratore in caso di malattia”. Così il presidente dell’Istituto previdenziale, Tito Boeri, intervenendo in audizione al Senato in Commissione Lavoro sul tema visite fiscali e risorse Inps.
Come opera il medico fiscale? “Il medico fiscale, nel corso della sua visita, che deve in ogni caso rigorosamente rispettare le fasce orarie previste, dopo essersi opportunamente identificato con il tesserino dell’Ordine dei Medici è tenuto ad informare il lavoratore malato su quali sono le finalità del controllo e sul fatto che – in virtù di legge – la visita medica è lecita e deve essere eseguita”, spiega Boeri.
“Il medico fiscale è tenuto a visitare sempre accuratamente l’assicurato solo limitatamente agli apparati interessati e, al termine della visita, deve compilare correttamente il verbale della visita medica di controllo. Il verbale, redatto in modalità telematica, deve riportare data e ora della visita, anamnesi lavorativa con dettaglio della qualifica e della mansione, anamnesi patologica utile nel caso specifico, documentazione sanitaria esibita ed eventuali terapie utili ai fini del controllo, esame obiettivo accurato, diagnosi con riguardo al grado di alterazione della funzione compromessa nei suoi riflessi mansionistici, prognosi medico legale.
Come opera l’Inps? “L’Inps riceve ogni anno circa 12 milioni di certificati di lavoratori privati assicurati Inps per la malattia e 6 milioni di certificati di dipendenti pubblici del cosiddetto Polo Unico. A fronte di 18 milioni di certificati e, quindi, di malattie potenziali destinatarie di controlli medico fiscali, l’attuale capacità ‘produttiva’ dell’Istituto si attesta intorno al milione di visite di controllo all’anno (5%). Di qui la necessità di scegliere con cura dove, quando e come eseguire le visite – spiega Boeri – . È perciò evidente che una selezione ‘intelligente’ dei certificati medici per i quali disporre le visite mediche di controllo sia essenziale per l’Inps. Data la numerosità dei controlli (un milione) è, inoltre, inevitabile che la selezione sia, almeno in parte, automatizzata, non essendo certo gestibile ‘a mano’. L’Inps ha circa 400 medici di ruolo, che dovrebbero esaminare manualmente 30mila certificati pro capite, cui andrebbero aggiunti i 15mila pro capite dei lavoratori pubblici del Polo Unico. Il fondamento della selezione su riscontri obiettivi e procedure informatiche è importante anche per garantire una uniformità di trattamenti su tutto il territorio nazionale e scoraggiare potenziali comportamenti collusivi fra medici fiscali e lavoratori assenti per malattia a livello locale”.
Il modello data mining Savio. “l data mining seleziona, nel mare magnum dei 12 milioni di certificati annui presentati dai lavoratori privati, quelli per cui è più opportuno predisporre controlli. Lo fa valutando la probabilità che certi eventi di malattia possano risolversi prima del previsto, ma anche che si manifestino comportamenti opportunistici e, quindi, concentrando le visite su questi casi maggiormente a rischio di abuso. Queste valutazioni di probabilità vengono compiute sulla base di riscontri obiettivi accumulatisi nel tempo. È bene chiarire – sottolinea il presidente Inps – che, tra le variabili considerate nel modello Savio, non vi è assolutamente la diagnosi, ossia la ‘malattia’ da cui è affetto il lavoratore, dato particolarmente sensibile e quindi soggetto a specifiche restrizioni di trattamento da parte della legislazione sulla privacy”.
L’intervento del Garante e le sue conseguenze. “Il 14 marzo 2018, l’Istituto aveva sospeso, su consiglio dello stesso Garante l’utilizzo del data mining-Savio e la sua graduale estensione al settore pubblico. A seguito dell’intervento del Garante, la programmazione ‘intelligente’ delle visite fiscali è stata sospesa e si è proceduto ad una estrazione casuale dei malati da sottoporre a visite d’ufficio. Questo – ha evidenziato il presidente dell’Ente previdenziale – ha provocato costi ingenti all’Istituto, alle imprese e agli stessi lavoratori malati e non, riducendo fortemente l’efficacia delle visite nel limitare comportamenti opportunistici e, invece, imponendo ai malati e alle loro famiglie visite di controllo che non si sarebbero altrimenti effettuate in virtù dell’alta probabilità di confermare il giudizio del medico curante.
L’abbandono del modello statistico per la selezione dei certificati da sottoporre a controllo ha ridotto fortemente la capacità delle visite fiscali di individuare casi di assenza ingiustificata alla visita del medico(-26,8%). In particolare, dopo l’intervento del Garante si è assistito a una riduzione del 39,5% delle visite fiscali che riscontrano idoneità al lavoro e prevedono una riduzione della prognosi, e ad una riduzione del 74,5% dei casi in cui si pone un limite inderogabile alla durata della malattia (idoneità con conferma della prognosi). Da notare che queste riduzioni non sono da imputare ad un calo nel numero delle visite le quali, prima e dopo la dismissione di Savio, sono rimaste pressoché invariate. In termini monetari, la perdita per le casse dell’Inps è stata di circa 335.000 euro al mese.
Qualora la riduzione riscontrata fosse confermata anche nei mesi a venire, la perdita per le casse dell’Inps sarebbe superiore ai 4 milioni di euro su base annua. In termini percentuali, si tratta di una riduzione di quasi un quarto delle somme recuperate dall’Istituto a seguito delle visite di controllo d’ufficio nel settore privato (pari a 17.803.037 euro nel 2017). A queste spese vanno poi aggiunti gli oneri legati alle contribuzioni figurative accreditate ai dipendenti in malattia”.
L’opportunità di un intervento normativo. “Solo un intervento normativo può consentire all’Inps di ripristinare un sistema automatizzato o profilazione che consenta, nell’interesse complessivo del Paese, di far emergere quelle situazioni in cui, non necessariamente in mala fede, il lavoratore è ‘meno malato’ di quanto dica il suo certificato medico. La proposta normativa è più ampia di quanto strettamente necessario ai controlli sulla malattia, in quanto si ritiene questa sia l’occasione giusta per colmare una lacuna legislativa, con una norma ‘quadro’ di portata generale, chiara ed esplicita sul trattamento dei dati e la profilazione da parte dell’Inps. L’auspicata norma risulterà enormemente utile su vari fronti (la lotta ai fenomeni fraudolenti, la proposizione proattiva di servizi e prestazioni, l’elaborazione di studi e ricerche sull’andamento delle prestazioni e su proposte di innovazioni normative, etc.), anche nell’ambito dei controlli – anch’essi auspicabili – che il legislatore vorrà introdurre sulla fruizione dei permessi di cui alla legge 104/92, i quali costano più di un miliardo nel solo settore del lavoro privato. Quei controlli, se mirati ed efficaci, potrebbero anche “restituire” alle aziende e al sistema produttivo centinaia di migliaia di giornate di lavoro all’anno”, conclude Boeri.
Giovanni Rodriquez – QS
06 settembre 2018