Alessandro Barbera. «Gli effetti diretti della crisi greca sarebbero modesti per l’Italia e per l’area dell’euro anche nei peggiori scenari». Benché si tratti di previsioni – e ciascuno se ne assume la responsabilità – Ignazio Visco smentisce il Fondo monetario internazionale. A 24 ore dal report di Washington che per l’Italia ipotizzava «rischi rilevanti» da una eventuale Grexit, il governatore della Banca d’Italia è più cauto.
«La rottura delle trattative e il risultato del referendum di domenica hanno avuto finora riflessi nel complesso contenuti sui mercati».
Di fronte ai banchieri riuniti per l’assemblea annuale dell’Abi Visco sottolinea che il maledetto 2011 è lontano: «I singoli Paesi devono continuare a impegnarsi per rendere le proprie economie più solide e capaci di crescere. In Italia sono state compiute scelte di rilievo e se ne cominciano a vedere i frutti. Senza quelle scelte avremmo subito gravi ripercussioni. Ricordiamo bene i rischi corsi da noi e da altri in quei mesi, superati anche con il contributo degli interventi di politica monetaria». Si chiamava «scudo anti-spread» ma non era nemmeno lontanamente paragonabile al piano Draghi. In caso di Grexit – dice Visco – gli effetti potrebbero essere sì rilevanti, ma semmai nel medio termine e per la tenuta dell’area euro nel suo complesso. Visco fa capire che Atene ha la responsabilità di evitarla: «Il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere invariata la liquidità di emergenza alle banche greche». Ma «la situazione è oggettivamente difficile e il sostegno dipende dalla prospettiva di un accordo politico, su un programma che annulli il rischio di insolvenza sul debito. La stabilità dell’Unione non può essere messa in discussione da un singolo Paese». I banchieri seduti in sala la pensano come Visco. Più che il rischio finanziario di una Grexit preoccupano le conseguenze sistemiche: «Se non si rende evidente che l’euro è irreversibile si chiederanno chi è il prossimo», dice Alessandro Profumo di Mps a Class Cnbc. «L’esposizione delle banche italiane verso la Grecia è ridottissima», annuisce Gian Maria Gros Pietro di Intesa Sanpaolo.
Resta il fatto che le banche – tutte con pance gonfie di titoli pubblici – in Borsa soffrono per via dell’aumento degli spread e dei rischi. Solo in queste settimane si cominciavano a vedere segni di ripresa fra le banche, con l’aumento dei prestiti e dei mutui. In ogni caso la Grexit costringerebbe a rifare i conti e a temere per una ripresa che in Italia è ancora fiacca. In aiuto delle banche è arrivato il decreto del governo che accelera i tempi per la gestione dei fallimenti e aumenta la deducibilità delle perdite. Il ministro del Tesoro Padoan promette di più «con il supporto di Bankitalia»: «La creazione di un mercato europeo dei crediti deteriorati» che pare abbia possa dare soddisfazioni a chi ci scommette.
Il numero uno dei banchieri Antonio Patuelli ringrazia, invoca «un’Europa diversa» e un’Unione bancaria più stretta, «condizioni fiscali uguali per tutti» salvo che per i requisiti patrimoniali: «La rincorsa a sempre maggiori e incerte soglie non può essere infinita».
La Stampa – 9 luglio 2015