Sandro Boscaini, «Mister Amarone», ama dire che «il vino italiano è un bouquet di tanti fiori». E il profumo di questi «fiori» si spargerà per quattro giorni al Vinitaly, da domenica 9 a mercoledì 12 aprile a Verona. Ma il Salone del vino non rappresenterà solo la vetrina delle maggiori espressioni delle cantine italiane. Il Vinitaly si appresta a diventare un «hub» per gli importatori di tutto il mondo. Lo dicevano già i numeri nel 2016: 131 mila visitatori di cui 28 mila buyer. Alla vigilia dell’edizione 2017 sono arrivate 5.000 richieste di registrazione di responsabili acquisti, anche da 20 Paesi che non si erano ancora mai affacciati al Vinitaly. Quattrocento buyer, mai stati prima a Verona, si sono accreditati per l’edizione numero 51 dal Regno Unito, pronto a uscire dall’Unione europea ma non dai circuiti internazionali del vino. Verona è stata eletta dagli importatori dei maggiori Paesi mondiali come grande centro di snodo per la domanda e l’offerta, a cominciare da Cina e Stati Uniti d’America, dove Veronafiere organizza rassegne dedicate al settore.
In questo senso va letta anche l’apertura della manifestazione ai vini internazionali, la cui presenza è cresciuta negli ultimi anni. Oltre alle etichette italiane, visitatore e buyer potranno prendere contatto con le cantine provenienti da Austria, Slovenia, Ungheria e Gran Bretagna, solo per rimanere in Europa. Ci sarà la possibilità di degustare i vini australiani, passando per il Mar Morto in Medio Oriente, il Perù o la Cina. Per l’Italia ci saranno interessanti verticali con due vini rossi simbolo dell’eccellenza italiana e due bianchi: Sassicaia, Barolo e Barbaresco da una parte, Riesling e Pinot Bianco dall’altra.
Al Vinitaly aumentano anche i numeri di albergatori, ristoratori o titolari di enoteche, professionisti che hanno modo di assaggiare nuove proposte da presentare poi al cliente finale. E il visitatore generalista? Vinitaly, come recita chiaramente il sito della manifestazione, «per il mantenimento dello standard professionale, è aperto esclusivamente agli operatori specializzati, maggiorenni». Nel mondo degli operatori rientrano la grande distribuzione, i bar, le enoteche, i sommelier, i grossisti, giornalisti e blogger, aziende di catering e produttori. Una gestione «allegra» dei biglietti da parte degli operatori specializzati aveva comportato una deriva che molti produttori avevano denunciato e a cui si è cercato di porre rimedio in tre modi. Una politica di aumento dei prezzi (oggi il giornaliero alla manifestazione costa 80 euro e un abbonamento alle quattro giornate 120); la stampa di biglietti nominativi e la riduzione degli inviti; la creazione di una manifestazione complementare al Vinitaly e dedicata espressamente agli appassionati, i «wine lover». «Vinitaly and the city» (da venerdì 7 a martedì 11 aprile) lo scorso anno ha raccolto nel centro di Verona quasi trentamila presenze con degustazioni, concerti, reading e spettacoli teatrali. Quest’anno è stato aggiunto un giorno in più nella programmazione ed è stato creato un evento parallelo anche a Bardolino, sul lago di Garda. La novità, che rappresenta un momento di promozione e di coinvolgimento del territorio, potrebbe trovare altri sviluppi in provincia e anche fuori: molti sindaci di altri comuni italiani visiteranno Verona in questi giorni per studiarne il format che Veronafiere potrebbe poi adattare in periodi ovviamente diversi dal Vinitaly. Questa sarà anche l’edizione di tanti «ritorni». Molte cantine che avevano preferito altre manifestazioni o altre forme di promozioni sono ritornate dopo qualche anno sui propri passi e hanno nuovamente prenotato lo stand a Veronafiere. Tra i ritorni eccellenti c’è anche quello di Casa Gancia dopo il completamento dell’acquisizione da parte del gruppo Roust.
L’edizione 2017, oltre a premiare il vino di qualità, punterà molto sulla ecosostenibilità. L’attenzione all’ambiente è presente in molti incontri e convegni specialistici promossi dal ministero delle Politiche agricole e abbraccia una tendenza che molte cantine perseguono con i vini organici, fermentati da uve coltivate senza l’uso di fertilizzanti chimici. Tendenza che si trova sia nel mondo dell’Amarone e delle cantine della Valpolicella che in quelle del Prosecco. Doc e Docg si presenteranno a Verona valorizzando le espressioni del territorio. La Doc a Verona punterà sulla «svolta Green» , che è stata il punto finale di un lungo cammino che ha coinvolto 12 mila aziende e che ha rappresentato la migliore risposta alle critiche mosse nel corso del programma «Report».
Antonino Padovese – Il Corriere del Veneto – 6 aprile 2017