Quando nel suo comitato elettorale arriva la notizia della vittoria, lui, Luciano D’Alfonso, nuovo presidente della Regione Abruzzo del centrosinistra, non c’è. «E’ in ritiro spirituale in un convento…», spiega il suo portavoce Marco Presutti. Il risultato elettorale che cresce di minuto in minuto sui monitor del suo quartier generale non lascia spazi a dubbi o lotte all’ultimo voto. D’Alfonso con le sue otto liste (Pd, Sel, Idv, Partito Socialista, Centro Democratico, Abruzzo Facile e Veloce, Abruzzo Civico e Valore Abruzzo) sfiora il 50%.
La travolgente cavalcata del Pd di Matteo Renzi alle elezioni Europee è arrivata anche qui, nelle elezioni al veleno dell’Abruzzo (travolto da inchieste, scandali sessuali e acqua pubblica avvelenata), seppure con qualche sostanziale differenza visto che la lista regionale del Partito democratico arriva appena al 26%, fiaccata dai tanti candidati nelle altre liste del presidente.
E alla fine l’ex sindaco di Pescara disarcionato cinque anni fa dal timone della città in seguito a un arresto — con l’accusa di corruzione, associazione per delinquere e falso — guiderà l’Abruzzo. Del resto, era lui il favorito dopo che l’anno scorso, una sentenza lo aveva assolto in primo grado (insieme ad altri 23 imputati). E adesso sulla vicenda pende il giudizio della Corte d’Appello dell’Aquila.
«Ma non ci saranno ripercussioni — ha ripetuto D’Alfonso a ogni passo in questa campagna elettorale — le contestazioni sono ormai svilite dalle ragioni contenute nella prima assoluzione… Amministrare poi, significa decidere e quando si decide si rischia di finire oggetto dell’accertamento penale e civile… ma se la politica rinuncia ad agire, rinuncia anche al suo ruolo di protagonista nella società».
E a scendere dalla poltrona questa volta è stato il governatore uscente Gianni Chiodi, candidato del centrodestra e travolto da un affaire sessuale saltato fuori da un procedimento giudiziario nei suoi confronti sui rimborsi facili per i viaggi a cinque stelle a spese dell’ente pubblico. Queste elezioni hanno riservato a lui meno del 30% dei consensi, nonostante l’appoggio di Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Fratelli d’Italia e Abruzzo Futuro. Mentre quella che doveva essere una sorpresa, la candidata del movimento 5 Stelle Sara Marcozzi, si è rivelata invece un flop. Appena il 19 per cento dei voti, nonostante il bagno di folla al comizio di Grillo e i proclami di vittoria in Abruzzo proprio da parte dell’ex comico. Lei, avvocato, scelta dai grillini attraverso la votazione online (con appena 346 voti), di recente in un dibattito elettorale ha rivelato di aver votato alle scorse elezioni regionali proprio per l’uscente Chiodi.
E quando poi arriva la sera, D’Alfonso si materializza nel suo comitato per festeggiare. «Prima di entrare nel palazzo della Regione, andrò a pregare sulla tomba di Emilio Mattucci, storico governatore dell’Abruzzo e vero fautore del nostro regionalismo», annuncia in piazza.
E poi parla subito dell’agenda di governo: «Il primo provvedimento sarà a favore delle piccole e medie imprese, per velocizzare tutte le autorizzazioni che spettano all’ente regionale. Poi mi occuperò dell’Aquila. Si tratta non solo di ricostruire la città ma anche di far ripartire l’economia».
Repubblica – 27 maggio 2014