Fabio Poletti. Il monolite dello scandalo, come da verbale della solerte vigilessa di Vigevano con fischietto di acciaio e inossidabile senso del rigore, è «una struttura a base circolare, di 30 centimetri di diametro e 30 di altezza, con annessa bacinella contenente acqua». Per i titolari del Bar Grecale in Corso Vittorio Emanuele, Massimiliano e Sonia, era solo «una ciotola per abbeverare i cani fuori dal nostro locale».
Suddetto manufatto è rimasto per oltre otto mesi – e pare incredibile – accanto all’ingresso del locale. Impossibile non vederlo. Per fortuna l’oggetto in non meglio precisata plastica, il verbale ahinoi non approfondisce, avvolto in un cesto di vimini per evitare che qualcuno ci inciampasse, è stato notato dalla indefessa vigilessa con inappuntabile divisa di ordinanza che domenica 9 novembre ha imposto che venisse tolto dal marciapiede per «indebita occupazione di suolo pubblico». Sembrava finita lì, ma poichè ad ogni violazione si deve accompagnare inflessibile sanzione è arrivato pure il verbale, con tanto di timbro della Polizia municipale del paesone in provincia di Pavia, per un importo di 168 euro, bolli e diritti di segreteria inclusi.
La sanzione – come rivela La Provincia Pavese – è già stata pagata dal sindaco Andrea Sala che ha fatto colletta tra i suoi amministratori e poi è andato prima in posta col bollettino e poi al bar. Il sindaco è un filo indispettito per l’eccesso di zelo della vigilessa e ha fatto aprire un’indagine: «Ritengo che la polizia locale abbia ben altre priorità, quali garantire la sicurezza e il decoro della città. Mi sarei augurato un po’ più di buon senso».
Sul profilo Facebook del Bar Grecale ci sono oltre cento commenti. Per domenica si prevede una manifestazione si spera autorizzata a sostegno dei baristi e dei proprietari di cani. Massimiliano, il titolare della caffetteria, l’ha presa sul serio: «Non pensavo di violare il Codice della Strada. Il nostro voleva solo essere un gesto di cortesia. Appena c’è stato fatto notare che la ciotola non era regolamentare l’abbiamo tolta. Non ci aspettavamo la sanzione. Ora stiamo studiando il regolamento del Comune per metterci in regola».
Un atteggiamento che sarà citato ad esempio dal tutore dell’ordine che avrebbe affascinato pure lo scrittore Lucio Mastronardi, autore de Il calzolaio di Vigevano, Il maestro di Vigevano e purtroppo non de La vigilessa di Vigevano. Perchè la legge è legge e questo è il paese del Diritto, non sia mai che qualcuno non righi dritto.
La Stampa – 21 novembre 2014