Era finita in Canada, la leggenda Varenne. In un ippodromo tra majorette e patatine fritte di McDonald’s. Quel giorno di fine settembre di 15 anni fa il cavallo italiano che frantumò tutti i record di velocità perse malamente. Fu squalificato, ma peggio ancora fu preso a frustate in gara da Gianpaolo Minnucci. Il fantino prima di allora non lo aveva mai fatto. Non ce n’era bisogno. Andava forte lo stesso.
Chi non è addentro alle cose dell’ippica italiana probabilmente sa poco dello scontro tutto pedagogico in atto tra «modernisti» e «tradizionalisti» sull’uso della frusta. Per i primi, ancora in minoranza, non solo è immorale picchiare l’animale ma è anche privo di utilità sportiva: il cavallo non va più veloce se viene preso a scudisciate. All’ippodromo del Castello a Montechiarugolo, tra Parma e Reggio Emilia, i gestori hanno fatto propria questa teoria. Così per la prima volta in un circuito italiano la frusta è stata bandita. La gara ufficiale si svolgerà domenica e i cavalli non potranno essere colpiti dal fantino come avviene già per legge in Norvegia. Una mossa, quella emiliana, che è stata fatta senza attendere l’iter di un disegno di legge molto trasversale sul benessere degli animali (il nome è «Primavera»), che potrebbe portare anche da noi al divieto «per norma» del frustino.
Lorenzo Morini, uno dei gestori dell’ippodromo, ex fantino gentleman che portava la frusta con sé ma non la usava, da una paio di anni sta conducendo la battaglia. La molla, dice, è scattata vedendo le reazioni dei bambini a bordo delle piste. «Un cavallo picchiato in continuazione non è un bello spettacolo. I più piccoli spesso si voltano e vanno a giocare a pallone».
I tradizionalisti, i fautori del frustino in gara, costituiscono la maggior parte dei professionisti, quelli che corrono ogni giorno. Sia chiaro, non si tratta di sadici. Nell’ippica la frusta è considerata un segno di comando che serve a dare indicazioni al cavallo, come per esempio la direzione e quando è il momento di accelerare. Morini dice che è un credo. Un’abitudine. E che i fatti dicono altro. Cita Ferrari B.R, un cavallo che di recente ha battuto il record del mondo sulla distanza di 2.100 metri. Senza l’uso della frusta.
Nel galoppo le scene sono meno vistose perché il frustino è più piccolo e il fantino è attaccato al cavallo. Nel trotto il driver sta dietro, la frusta è più lunga e le scudisciate, dice Morini, che vibrano nell’aria e finiscono sul cavallo «non rendono una bella immagine a questo sport già in crisi per altri motivi». L’ex fantino di Montechiarugolo cita un altro caso. Che pare una favola.
Primavera è il nome di una cavalla guidata da una driver che prima faceva la modella, Jessica Pompa. Primavera era un brocco. Arrivava sempre ultima in tutte la gare a cui partecipava. Jessica, che aveva visto nella cavalla qualcosa di speciale, la acquistò e per prima cosa abolì la frusta. Primavera cominciò a vincere.
Agostino Gramigna – 14 luglio 2017