A poche ore dalla strage provocata in India dal Covid-19, che negli ultimi tre giorni ha contagiato un milione di persone uccidendone 2767, la variante del virus identificata nel Paese asiatico approda nel Veneto. I ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, con sede a Padova, l’hanno riscontrata in due residenti nell’Alto Vicentino, padre e figlia indiani rientrati dalla terra natìa qualche giorno prima dell’ordinanza con la quale domenica il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha vietato l’ingresso in Italia a chi appunto proviene dal loro Paese. Fatta eccezione per i residenti, obbligati a sottoporsi al tampone e a osservare 14 giorni di quarantena.
Quest’ultima disposizione è comunque in vigore già da prima per tutti i soggetti in arrivo da territori extra Ue e quindi papà e figlia una volta a casa si sono messi in autoisolamento e hanno allertato l’Usl Pedemontana di riferimento. Il Servizio d’Igiene ha sottoposto a tampone loro e gli altri due componenti della famiglia e sono risultati positivi in tre. Ma, come da linee guida ministeriali, solo i campioni dei due congiunti ritornati dall’estero sono stati inviati all’Istituto Zooprofilattico, che fa parte dei centri selezionati dall’Istituto superiore di Sanità per una periodica ricerca delle varianti del coronavirus e che ha appunto sequenziato quella indiana. A questo punto, dicono i ricercatori, sicuramente estesa al terzo componente della famiglia e finora presente in Italia con un solo caso emerso a Firenze il 10 marzo scorso. I tre indiani dell’Alto Vicentino sono seguiti a domicilio, perché presentano sintomi lievi. «Va riconosciuto loro di avere seguito in modo molto scrupoloso le regole — ammette Carlo Bramezza, direttore generale dell’Usl Pedemontana — ciò ha sicuramente ridotto il rischio di un’ulteriore diffusione della variante indiana. E’ la dimostrazione che il Sistema sanitario funziona a patto che ci sia senso di responsabilità da parte di tutti».
Ma non è finita. Lo Zooprofilattico sta lavorando sui campioni sospetti prelevati da due residenti nel Veneziano, risultati positivi al tampone dopo un contatto con il Bangladesh. «Le mutazioni del virus evidenziate in questi pazienti possono far pensare alla variante indiana — spiega Antonia Ricci, direttore generale dell’IZV — le verifiche sono in corso. La nuova variante del Covid-19 presenta tre mutazioni nella proteina Spike, che rendono necessario tenerla sotto osservazione. Non sappiamo se diverrà preoccupante come quelle inglese, brasiliana, nigeriana e sudafricana, a parte l’ultima tutte identificate anche in Veneto, comunque ne abbiamo messo le sequenze a disposizione della comunità scientifica. C’è ancora la brutta abitudine, da parte di alcuni ricercatori, di condividere dati importanti solo dopo aver pubblicato i loro studi, ma in tempo di pandemia è vitale alimentare un continuo flusso di informazioni. Al momento — aggiunge Ricci — sappiamo che le mutazioni riscontrate nella variante indiana, e comuni a quelle emerse in altre varianti, potrebbero ridurre l’efficacia dei vaccini, degli anticorpi prodotti naturalmente dal nostro sistema immunitario e dei monoclonali».
Ma l’ultima versione del Covid-19 è in grado di sfuggire ai tamponi meno sensibili? «E’ un’eventualità molto remota — avverte il dg dello Zooprofilattico — dai nostri studi risulta che meno del 2% dei test, anche rapidi, non riesce a intercettare le varianti. Va poi chiarito un altro concetto: la mutazione indiana non è l’unica causa alla base della situazione drammatica in cui versa il Paese asiatico, reso vulnerabile da un Sistema sanitario e da un quadro socio-politico non paragonabili ai nostri. E’ giusto tenere alta la guardia ma senza ansia, qui la sorveglianza funziona, al punto da intercettare e contenere immediatamente nuovi sviluppi del virus».
Fatto sta che i casi veneti hanno fatto scattare l’allarme nel Lazio e in Emilia Romagna. A Latina, dove vivono 15mila Sikh, è in corso «una vasta indagine epidemiologica», i cui esiti sono attesi dall’Istituto Spallanzani di Roma. A Reggio Emilia la locale azienda sanitaria avvierà verifiche relative a possibili arrivi dall’India, vista la presenza nella Bassa di una delle più grandi comunità Sikh d’Italia.
Anche nel Vicentino vivono e lavorano, soprattutto nelle concerie, molti indiani, ma al momento la Regione e le due Usl locali non hanno programmato controlli dedicati. Il prefetto Pietro Signoriello «sta seguendo con attenzione gli sviluppi della situazione, in costante collegamento con l’autorità sanitaria». «Chiunque, al ritorno dall’India, avverta sintomi sospetti, soprattutto inerenti le vie respiratorie, anche un semplice raffreddore, può e deve richiedere il tampone — è l’appello di Antonia Ricci —. Oggi non è difficile ottenerlo, come all’inizio della pandemia: lo si può fare all’Usl, dal medico di base, in farmacia. Noi intanto continuiamo a caratterizzare il Covid: abbiamo già depositato duemila sequenze relative alle varianti e mille del virus originario».