Sono sempre più numerosi i roditori che stazionano nello specchio d’acqua attorno al tempio. Un “regalo” dell’alluvione del 2010. Il messaggio di Dalla Pozza: «Bisognerebbe allontanarle ma non possiamo toccarle perché la competenza è della Provincia»
VICENZA. L’assessore all’Ambiente Antonio Dalla Pozza le definisce, con una punta d’ironia, «un regalo dell’alluvione del 2010». E il gentile presente porta le sembianze, non così gradite, di una nutria. Che una proprio non è, visto che almeno da un paio d’anni si sono insediati al parco Querini numerosi esemplari. I roditori, infatti, hanno preso dimora nell’isolotto sul quale campeggia il tempietto costruito da Antonio Piovene. Uno spazio sul quale, negli anni, eravamo abituati ad ammirare cigni, anatre e pavoni, anziché nutrie. Le quali, anche per costituzione di comportamento, dettano supremazia territoriale al posto delle anatre, brucando erba qua e là e non risparmiandosi inseguimenti a discapito dei poveri pennuti. Tanto che se sono state inserite nell’elenco delle cento specie invasive più dannose al mondo, un motivo c’è. «Purtroppo – spiega Dalla Pozza – la competenza in materia d’interventi è provinciale. È un’assurdità, ma noi non possiamo toccarle». Una problematica che l’Amministrazione comunale ha già gestito lo scorso anno, rivolgendosi per l’appunto alla polizia provinciale. «Nel 2012 – spiega Dalla Pozza – abbiamo richiesto due interventi che si sono conclusi con il prelevamento di qualche decina di esemplari. Il problema è che la nutria è un animale difficile da stanare e da catturare, oltre al fatto che si riproduce con una velocità supersonica». Il punto, però, non è solo questo: «Abbiamo anche avuto diretta visione – osserva Dalla Pozza – di persone che davano da mangiare a questi roditori. L’invito, quindi, è quello di non dare da mangiare agli animali del parco. Perché anche il solo gettare pezzi di pane alle anatre, implica dar da mangiare anche alle nutrie che non sono certo una specie autoctona. I visitatori non devono temere per gli altri animali, perché a loro provvede il personale del parco».
Il Giornale di Vicenza – 11 marzo 2013