«Sulla macellazione domestica la Regione faccia chiarezza». A chiederlo non sono stati i numerosi cittadini dell’Alto Vicentino che da un giorno all’altro si sono ritrovati nell’impossibilità di uccidere il maiale in casa per poi fame salami, cotechini soppresse da consumare in famiglia e con gli amici. La richiesta arriva direttamente dal direttore dell’Ulss 4 Daniela Carraro che, pochi giorni fa, ha inviato alla Regione una lettera per chiedere che venga emanata una direttiva sulla macellazione domestica uguale per tutte le aziende sanitarie venete. Solo nei 32 Comuni dell’Alto Vicentino infatti da quest’anno non è più permesso macellare il suino nella “corte”. Secondo la circolare emanata lo scorso 6 ottobre dal capodipartimento di sanità animale e sicurezza alimentare dell’Ulss 4, il proprietario dell’animale dovrà d’ora in poi farlo uccidere in uno degli impianti di macellazione presenti sul territorio.
Solo in seguito potrà potarlo a casa ed effettuare la lavorazione delle carni. Disposizioni che non valgono negli altri 89 Comuni delle Uiss di Vicenza, Arzignano, Bassano, dove la macellazione a domicilio, verifìcata dai veterinari, per uso privato continua a essere consentita. I rispettivi sindaci hanno già emesso l’ordinanza con cui si autorizza chi è in possesso dell’autorizzazione sanitaria, a macellare fino a un massimo di due suini per nucleo familiare, osservando ovviamente tutte le regole del caso: l’obbligo della visita veterinaria prima e dopo l’uccisione e dello stordimento dell’animale, la tenuta igienica di attrezzature, utensili e locali.
Ed è proprio questa disparità di trattamento ad aver scatenato un’ondata di polemiche in tutto l’Alto vicentino, dove i 32 sindaci dell’Ulss 4 sono stati subissati di telefonate da parte dei cittadini arrabbiati. Una situazione che ha portato l’esecutivo della conferenza dei sindaci a riunirsi proprio per discutere del caso e richiedere all’Ulss 4 di “interpretare” questa norma, che si rifa ad un regio decreto del 1928. «Abbiamo chiesto una interpretazione di questa norma precisa Robertino Cappozzo, presidente della conferenza dei sindaci dell’Ulss 4 – perché se è doveroso da parte nostra rispettare e far rispettare la normativa, dall’altra è necessario anche tener presente che già oggi chi macella in casa si attiene a rigorose condizioni igienico-sanitarie e ai controlli dell’azienda sanitaria. Nel frattempo come sindaci non possiamo autorizzare alcuna uccisione domestica”.
Chiedono chiarezza anche i medici veterinari
L’esigenza di avere regole omogenee per la macellazione domestica in tutte le aziende sanitarie vicentine è sentita anche dall’ordine dei medici veterinari della Provincia di Vicenza, che chiede più chiarezza non tanto sulle norme per l’uccisione dell’animale ma su quelle di smaltimento del materiale di scarto. «Non si possono creare queste fastidiose differenze tra aziende sanitarie – spiega Diego Fabris.vice presidente dell’ordine vicentino dei veterinari – perché se da un lato le nuove disposizioni Chiedono chiarezza anche i medici veterinari dell’Ulss 4 non fanno una grinza dal punto di vista legale, dall’altro c’è una tradizione locale ampiamente diffusa e regolarmente consentita e controllata». «Piuttosto, l’aspetto che si potrebbe migliorare è quello riguardante lo smaltimento degli scarti, ovvero le setole e il sangue del maiale, che potrebbero essere conferiti in un bidoncino apposito per poi essere ritirato a domicilio dalle aziende spedalizzate nel trattamento delle carcasse di animali». Dunque, gli operatori del settore, e non solo, attendono che la Regione a questo punto prenda una decisione.
Il Giornale di Vicenza – 26 novembre 2014