La proprietà del prosciuttificio ha annunciato ai sindacati l’intenzione di vendere tutti gli asset aziendali. Coinvolti nella crisi la quarantina di dipendenti nel Vicentino e il centinaio nelle sedi periferiche La Cisl: «Gravi errori di gestione». La crisi non risparmia neppure il consorzio del prosciutto di San Daniele. La Spa avrebbe 62 milioni di debiti: sarà messa in liquidazione volontaria
La Brendolan Prosciutti spa verrà messa in liquidazione. Questa l’amara notizia comunicata ieri ai rappresentanti sindacali dalla proprietà aziendale, il Consorzio Latterie Virgilio di Mantova.
«Un incontro molto breve – riferisce il funzionario della Cisl di Vicenza Daniele Zambon – al quale il presidente del Consorzio Paolo Carra non ha ritenuto di partecipare, delegando come rappresentantiil direttore dello stabilimento di Meledo di Sarego Bruno Venturelli e la responsabile del personale del personale della sede mantovana Silvia Serasi. Con poche parole, ci è stato comunicato che il consiglio di amministrazione della società ha deliberato di procedere alla liquidazione totale dell’azienda, la quale, oltre allo stabilimento di Meledo, possiede due unità produttive a San Daniele del Friuli e una a Carpegna in provincia di Pesaro Urbino. Entro la fine del mese verranno nominati i liquidatori ai quali sarà assegnato il compiuto di vendere tutti gli asset aziendali per far fronte in tal modo ai debiti contratti dalla società».
A essere coinvolti nella crisi del prosciuttificio sono una quarantina tra operai e impiegati in forza a Lonigo e un altro centinaio nella unità periferiche. I crediti vantati dai dipendenti sono di natura privilegiata e saranno i primi a venire saldati.
«L’attività produttiva – aggiunge Zambon – potrà continuare per qualche settimana a Lonigo e poco di più a San Daniele, giusto per portare a termine le ultime lavorazioni. La cassa integrazione ordinaria, già deliberata fino al 30 giugno, dovrà essere prolungata con procedura straordinaria».
Una parte cospicua delle proprietà che verranno messe in vendita riguarda il magazzino della Brendolan, diverse centinaia di migliaia di prosciutti crudi, a diverso grado di maturazione, sui quali grava un pegno rotativo preteso dalle banche come garanzia per gli affidamenti concessi. Nell’ultimo bilancio il valore delle scorte era di circa 40 milioni di euro.
Il Giornale di Vicenza – 18 giugno 2013
San Daniele. Chiude anche Brendolan: sessanta dipendenti a casa
In regione Friuli era forse l’unico comparto produttivo davvero immune alla crisi: quello della dop di San Daniele. Era. Brendolan prosciutti spa, società sbarcata nel piccolo compendio produttivo della fettina rosa friulana nel corso degli anni ’70 e divenuta nel tempo la seconda più grossa realtà produttiva – dopo Principe – delle 30 aderenti al consorzio del prosciutto di San Daniele, sarà infatti, posta in liquidazione volontaria.
A spingere i vertici della spa verso una decisione così drastica, che sarà formalizzata dal cda nel corso dei prossimi giorni con tanto di nomina del liquidatore, è la pesante situazione finanziaria vissuta dall’impresa. Si parla si ben 62 milioni di debiti nei confronti degli istituti bancari e del blocco, da parte di questi ultimi, del pegno rotativo sulla merce del magazzino concessa come garanzia per i crediti ottenuti.
Significa che i prosciutti dop a marchio Brendolan non potranno essere venduti impedendo così all’impresa di soddisfare gli ordini, che pure sono nutriti. A fronte di questa impietosa fotografia, gli azionisti di maggioranza – Consorzio Virgilio di Mantova e ditta di macellazione Ghinzelli di Viadana, proprietari, dal 2000, del gruppo fondato da Bruno Brendolan – hanno deciso di porre la società in liquidazione.
I risvolti di tale scelta sul Friuli si annunciano pesanti. Sul fronte produttivo, ma anche occupazionale stando a quanto denuncia Fabrizio Morocutti, segretario di Flai Cgil Udine, reduce ieri da un incontro con i vertici della società che nell’occasione hanno comunicato a parti sociali e Rsu la decisione. Nei tre stabilimenti che la spa con sede a Meledo di Sarego (Vicenza) conta in Friuli, non solo si prospetta uno stop della produzione, ma nella peggiore delle ipotesi la chiusura dei tre siti e la conseguente perdita di 60 posti di lavoro per i quali il sindacato conta di attivare una Cigs. Per Morocutti è «un fulmine a ciel sereno». «Sapevamo – ha detto ieri il sindacalista – che l’impresa era esposta debitoriamente, ma speravamo nel buon esito di un piano industriale presentato alle banche per ottenere lo sblocco di crediti ulteriori».
Non è andata così, ma sindacato e dipendenti a puntare il dito esclusivamente contro gli istituti di credito non ci stanno. «Ai lavoratori questa giustificazione non basta. Non convince. Non si può costringere alla chiusura un’azienda storica e commercialmente sana», tuona ancora Morocutti che punta il dito contro la proprietà.
«Crediamo che molta responsabilità si debba imputare a una politica industriale assente e miope in questi anni, causa oggi di 60 famiglie senza lavoro a San Daniele. Non ci resta – conclude il segretario di Flai – che aspettare la nomina del liquidatore e cercare di non lasciare nessuno dei lavoratori (che oggi si riuniranno in assemblea, ndr) per strada, attivando gli ammortizzatori sociali a disposizione e sperando in una futura soluzione imprenditoriale disposta scommettere sul rilancio delle tre aziende sandanielesi».
Il Messaggero Veneto – 18 giugno 2013