Il Corriere del Veneto. Lavoratori esposti ai Pfas, arrivano i primi riconoscimenti di malattia professionale per gli ex dipendenti della Miteni di Trissino da parte dell’ufficio vicentino dell’Inail, l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro. Che, per l’appunto, ha accertato per due lavoratori dell’azienda chimica «una menomazione dell’integrità psicofisica», derivante dall’alta concentrazione sierica nel sangue di Pfoa e Pfos, sostanze della famiglia dei Pfas.
«Non esistono precedenti in Italia, anche perché questa non è una malattia tabellata dall’Inail: è il primo caso e quindi si tratta di un ulteriore, importante risultato dell’iniziativa che da anni portiamo avanti e che continueremo a fare per la tutela di lavoratori e popolazione – dichiara il segretario generale di Cgil Vicenza, Giampaolo Zanni -. Questa decisione sancisce che le sostanze accumulate sul posto di lavoro costituiscono un danno, apre un percorso, è facile pensare che aumenteranno le richieste di riconoscimento».
Il patronato Inca Cgil ha avviato da tempo un percorso di valutazione della condizione di salute dei lavoratori ex Miteni, che si erano resi disponibili a verificare la presenza di eventuali patologie correlabili all’esposizione prolungata a Pfas o di concentrazioni elevate nel sangue, attivando quindi le domande per il riconoscimento di malattia professionale. Una decina, finora, le denunce inoltrate agli uffici Inail, su 80 ex lavoratori Miteni che si sono rivolti al sindacato (mentre sono in tutto 460, compresi i dipendenti di ditte esterne, coloro che hanno prestato la loro opera nel corso degli anni nello stabilimento dell’azienda, fallita nel 2018 e che la Procura considera responsabile del maxi inquinamento della falda acquifera). Ora sono arrivati i primi riconoscimenti ufficiali di malattia sul lavoro (non ancora del danno in termini economici). Per il dottor Stefano Faiferri, medico legale che collabora con il patronato Inca Cgil di Vicenza, «il riconoscimento dell’origine professionale della condizione patologica dei lavoratori, anche per il solo anomalo iperaccumulo di sostanze in assenza di menomazioni, è un primo e importante passo per la tutela delle persone, consentendoci ora di monitorare l’evoluzione della condizione clinica e di estendere la tutela assicurativa qualora dovessero emergere ulteriori patologie». La concentrazione di Pfoa e Pfos nel sangue dei lavoratori Miteni, stando ad Anna Bilato, coordinatrice Inca Cgil del Veneto, «sono le più alte finora accertate dalla letteratura scientifica internazionale: una concentrazione di gran lunga più elevata anche rispetto alla popolazione della “zona rossa”. Se per gli abitanti parliamo di decine di nanogrammi – spiega -, per i lavoratori sono centinaia se non migliaia di nanogrammi. Perché tali valori si dimezzino sono necessari almeno tre anni, e ce ne vorranno moltissimi per farli rientrare sotto il livello di guardia». Il riscontro dell’Inail, per Bilato, «può essere molto utile per verificare e sostenere anche il riconoscimento del danno o di eventuali benefici previdenziali e potrà essere esteso ad altri lavoratori per situazioni aziendali analoghe».