I timori che una storica ditta di Zanè, fallita nel 2012, nascondesse una bomba ecologica pronta ad esplodere sopra la falda acquifera hanno trovato conferma ieri mattina quando è iniziato il primo intervento di bonifica dell’area.
Dentro e fuori all’azienda di via Pasubio, sotto sequestro e al centro di un’indagine della procura, i tecnici dell’Arpav, coadiuvati dalla guardia di finanza di Schio e dall’Ulss 4, hanno rinvenuto considerevoli quantitativi di cromo esavalente, sostanza altamente tossica utilizzata durante i processi di cromatura galvanica dei mobili da ufficio prodotti in particolar modo dagli anni ’60 fino al 1992. Non solo.
Anche nella vicina roggia, che scorre proprio a ridosso del capannone, sono state trovate tracce di cromo esavalente. Il rischio dunque è che in questi decenni le sostanze inquinanti siano penetrate in profondità, arrecando dei danni all’ambiente che ancora nessuno conosce con esattezza. A questo va poi sommata un’altra preoccupazione emersa durante le indagini, ovvero che la ditta abbia smaltito correttamente solo una piccola parte delle scorie derivanti dalla cromatura galvanica e che molti rifiuti tossici siano stati sotterrati non solo all’interno dell’azienda ma anche in altri luoghi del vicentino. Il quadro si è fatto dunque molto più preoccupante rispetto a quello tratteggiato lo scorso luglio, quando un controllo casuale da parte delle Fiamme Gialle, impegnate in zona per un altro servizio, ha permesso di scoperchiare questo vaso di Pandora pieno fino all’orlo di rifiuti pericolosi. Dieci mesi fa, l’attività di accertamento ha portato alla scoperta di grossi quantitativi di amianto: non solo le tettoie esterne, ma l’intero capannone di 6.700 metri quadri è rivestito in eternit, mentre nei locali della galvanica è addirittura presente un doppio tetto in più parti corroso proprio dal calore scaturito dalla lavorazione. Nei magazzini e nei cortili sono stati invece trovate vernici, solventi, reagenti di vario genere, batterie al piombo esaurite, tensioattivi e prodotti sgrassanti per la cromatura, polveri da sistemi di abbattimento della linea di verniciatura. Diversi muri interni ed esterni presentano alla base il tipico colore giallo del cromo esavalente, segno che il terreno è probabilmente impregnato di questa pericolosa sostanza. Ipotesi accertata durante le operazioni di escavazione del cortile interno, dove è presente una vasca di decantazione non autorizzata, utilizzata dall’azienda per trasformare il cloro esavalente in trivalente prima di essere filtropressato e smaltito. Ieri mattina dunque la Guardia di Finanza di Schio, assieme al curatore fallimentare, ha consegnato ufficialmente il cantiere alla ditta Elite Ambiente, specializzata nel trattamento di rifiuti tossici. Questa prima operazione di pulizia riguarda però solo la rimozione dei rifiuti e delle lastre di amianto, e la messa in sicurezza di alcune aree particolarmente pericolose. La bonifica vera e propria, con la rimozione delle scorie interrate, richiederà invece un intervento strutturale che il Comune sta cercando di predisporre assieme agli altri enti coinvolti.
Il Giornale di Vicenza – 13 maggio 2016