Sempre più americani si fanno curare all’ospedale San Bortolo di Vicenza: visite e ricoveri di militari e famiglie della Caserma Ederle l’anno scorso hanno garantito all’Usl 8 introiti per 4,2 milioni di euro, in crescita rispetto al 2015. Sempre più anche i parti di donne americane, saliti da 140 a 171 nello stesso periodo. E ora l’azienda sanitaria pensa di usare queste risorse per nuove assunzioni di medici e infermieri o per pagare straordinari in più: «Lo proporremo alla Regione Veneto» conferma il direttore generale Giovanni Pavesi.
La comunità americana a Vicenza conta circa 15mila persone fra militari e famigliari o dipendenti statunitensi della base. «Per le cure specialistiche e le degenze ci siamo sempre avvalsi del San Bortolo – precisa il dottor Steven Novek, pediatra americano che lavora fra base e Usl 8 – dal 2005 dentro la caserma avevamo un nostro centro medico per le cure primarie e un punto nascite, ma di fatto per il numero di pazienti che c’erano non conveniva». Così, per quanto riguarda l’ostetricia, dal 2014 lo spazio interno alla base è stato chiuso: «Da allora le cittadine americane partoriscono al San Bortolo e devo dire che è stato un successo. Ci sono poche lamentele, anche donne che avevano avuto il primo figlio in America scelgono di partorire il secondo qui».
I numeri sembrano darne conferma. Nel 2015 all’ospedale di Vicenza ci sono stati 140 parti di donne americane, salite a 171 l’anno scorso. L’azienda sanitaria registra ricavi crescenti dalle cure richieste da cittadini statunitensi: nel 2015 circa 3,5 milioni di euro, saliti a 4,2 nel 2016. In tutto l’anno scorso ci sono stati 647 ricoveri di americani al San Bortolo (comprese le gravidanze), in massima parte (circa 600) militari o famigliari di militari. L’ospedale ha registrato in tutto 846 visite ambulatoriali prenotate da parte di cittadini Usa (di cui 230 pre-natali), in aggiunta ai 1.053 accessi al Pronto Soccorso da gennaio a dicembre 2016. Gli americani che utilizzano la sanità vicentina si avvalgono delle proprie assicurazioni, con una convenzione con l’Usl che prevede il pagamento del costo della prestazione e poi il saldo di un’ulteriore quota pari a circa metà del prezzo della visita. Dei 4,2 milioni di euro introitati nel 2016, circa un milione è arrivato dalla libera professione intra-moenia.
«Per l’Usl è motivo di orgoglio che la comunità americana si avvalga in modo crescente dei nostri servizi, peraltro ci sono controlli periodici da parte delle loro autorità sui nostri standard sanitari – osserva il Dg Pavesi – in un certo senso siamo dei pionieri perché nelle basi di Aviano e Napoli non c’è un legame così diretto con la sanità italiana». Poiché si tratta di servizi che danno un buon margine di guadagno, l’azienda intende proporre alla Regione di utilizzare queste rendite a vantaggio di tutta la collettività, anche italiana. «Al San Bortolo c’è la necessità di pagare ore in più di straordinario, in particolare nelle sale operatorie e con gli anestesisti. Si potrebbero utilizzare questi fondi anche per eventuali assunzioni, al di fuori del “tetto” che ci dà la Regione. Il dialogo è avviato, speriamo in una risposta positiva», auspica Pavesi.
Il Corriere del Veneto – 18 giugno 2017