Acqua del rubinetto «no grazie»: per i 220 bimbi del nido e della materna di Brendola da lunedì scorso c’è solo l’acqua in bottiglietta. Cioè del tutto al sicuro dagli Pfas, i composti perfluoroalchilici che contaminano la falda fra Vicenza, Bassa Veronese e Bassa Padovana: a pranzo e non solo, pure nelle merende fuori orario. L’hanno chiesto alla scuola i genitori, che stanno firmando anche una lettera da inviare all’industria chimica Miteni di Trissino con una richiesta formale di contributi per la scuola.
Il Polo dell’Infanzia di Brendola, di proprietà parrocchiale, è fra i più grandi della provincia. Ha dodici insegnanti ed educatori e accoglie bimbi fino a sei anni (una trentina quelli al nido, gli altri vanno alla materna).
«Già da qualche mese avevamo adottato l’iniziativa dell’acqua in bottiglietta a pranzo. Le recenti notizie di cronaca hanno spinto decine di mamme e papà a chiederci di far bere ai bambini esclusivamente quella» spiega Alberto Vicentin, presidente del Gruppo di Gestione della scuola. La decisione è stata presa il 14 e 22 marzo scorso in due confronti fra genitori e amministrazione. Nei giorni scorsi Vicentin ha diffuso una circolare alle famiglie ribadendo l’impegno preso. Alle maestre da lunedì è stata data indicazione di individuare le modalità per far bere solo acqua in bottiglia: «Non solo a tavola durante i pasti ma anche in tutti gli altri momenti di routine della giornata scolastica».
È una misura del tutto precauzionale, da parte dei vertici, e fatta proprio per venire incontro ai genitori. Nella stessa circolare si ricorda infatti che c’erano già stati nei mesi scorsi incontri informativi con la società Acque del Chiampo, con l’Usl e il Comune.
«La scuola – fa presente Vicentin – ha sempre avuto e ancora oggi ha garanzie istituzionali sulla qualità e sulla potabilità dell’acqua fornita dall’acquedotto al polo dell’infanzia. Non si trova pertanto nell’obbligo di individuare fonti o soluzioni alternative. Ciò nonostante, le richieste di maggior tutela hanno portato a considerare azioni di miglioramento». La nota inviata alle famiglie ricorda che l’istituto aveva preso in considerazione anche la possibilità di installare un impianto di filtrazione a carboni attivi per l’acqua di rubinetto, ma i costi elevati (circa 20mila euro) per ora hanno spinto a limitarsi alle bottigliette.
Intanto, all’inizio di aprile partirà una lettera destinata alla Miteni, l’azienda indicata da Arpav come al centro del caso di inquinamento. «È una richiesta formale di erogazione liberale – conclude Vicentin – a fronte di una situazione contingente che in tema “acqua” impone maggiori oneri organizzativi ed economici a carico della scuola, e possibili futuri investimenti di notevole rilevanza su impianti di trattamento dell’acqua in sito. Per ora è una bozza, la spediremo a breve».
Il Corriere del Veneto – 29 marzo 2017