Altro giro di vite anti-assenteismo nella pubblica amministrazione. Questa volta i carabinieri hanno ributtato la rete nel mare magnum della sanità, focalizzando gli sforzi su un settore ben definito: quello veterinario.
Un Servizio che dal blitz di ieri ne esce con le ossa alquanto rotte, considerato che dieci persone (sei veterinari e quattro amministrativi) sono state arrestate e mandate ai domiciliari perché sorprese in flagranza di reato. Altri sei dipendenti, invece, sono stati denunciati a piede libero. A tutti viene contestata la truffa aggravata e la falsità ideologica.
Nei confronti dei sei medici e dei quattro impiegati, attualmente ai domiciliari, i commissari dell’Azienda sanitaria hanno subito disposto la sospensione, così come previsto dal contratto. Gli atti saranno ufficializzati nella giornata di oggi.
Tra i medici beccati dai militari in flagranza di reato e, pertanto, finiti ai domiciliari anche Mario Mazzeo, capogruppo del Pdl in consiglio comunale e con lui anche la nipote Stefania Mazzeo, Domenico Piraino, Chiarina Cristelli, Antonio Teti e Domenico Cocciolo, tutti veterinari. Analogo provvedimento ha riguardato pure Enzo Carnovale, Giuseppe Parisi, Giuseppe Loiacono e Maria Loreta Parisi, tutti impiegati.
Nessun nome è invece trapelato per quanto riguarda gli altri 6 dipendenti del Servizio veterinario dell’Asp che risultano indagati e che sono stati denunciati. Al vaglio dei carabinieri della Compagnia, in particolare quelli della Stazione, vi sono infatti le singole posizioni e non è escluso che qualche altro nome potrebbe aggiungersi. In queste ore, infatti, gli investigatori dell’Arma stanno esaminando le “strisciate” dei badge per poter, in base agli orari, risalire a chi appartenevano.
E come accaduto già in altre circostanze, buona parte dei dipendenti (16 su 31) dell’ufficio del Servizio veterinario dell’Asp in altre faccende sarebbe stato affaccendato, fuorché quelle inerenti l’attività del Servizio. Proprio il suo malfunzionamento, più volte segnalato e denunciato, avrebbe fatto scattare la molla dell’inchiesta. Da metà dicembre a ieri ogni movimento del personale dell’Ufficio pubblico è stato monitorato e anche filmato. Telecamere piazzate dagli investigatori dell’Arma all’interno del Servizio veterinario, infatti, hanno immortalato il cerimoniale del timbro dei cartellini marcatempo, passati a raffica, uno dietro l’altro, nella macchinetta ma sempre da una stessa mano. Mano che, di tanto in tanto, cambiava nel senso che il “lavoro” in questo caso sarebbe stato svolto a rotazione.
Ma, al di là delle operazioni interne, in circa due mesi di attività i carabinieri della Stazione avrebbero anche “annotato” fedelmente i movimenti di quei dipendenti che in ufficio non si sarebbero proprio fatti vedere ma che, al contrario, in giro per la città (per accompagnare i figli a scuola, per fare la spesa e per lo shopping) si sarebbero visti, mentre altri avrebbero dedicato le ore d’ufficio ad attività proprie: da quelle inerenti la sfera professionale a quelle all’aria libera, in particolare al mare, per seguire la ristrutturazione della casa estiva. Anche in questo caso dietro ogni passo dei dipendenti “indipendenti” ce ne sarebbe stato un altro, quello degli investigatori.
E così si è andati avanti per circa due mesi sino a ieri, quando l’attività investigativa è sfociata nel blitz negli uffici, concretizzando, di fatto, l’operazione denominata “Zuzù”. Un nome in codice strano ma che altro non è se non quello di un piccolo amico a quattro zampe. Infatti considerato che l’indagine è focalizzata sul settore veterinario si è pensato di rimanere in tema, facendo entrare in scena il piccolo Zuzù, un cagnolino di razza chiwawa, fedele amico del dott. Fabrizio Garofalo, oggi gip a Chiavari, ma che da sostituto procuratore a Vibo ha avviato l’inchiesta.
La Gazzetta del Sud – 9 febbraio 2011