Il ministro dell’Economia Gualtieri si dice «fiducioso» sul via libera Ue. E nella premessa al documento sottolinea che «la strategia» sarà «di lungo termine», e si svilupperà con una «partecipazione propositiva al progetto europeo», dopo una «fase complessa» in cui «i ricorrenti dubbi sull’adesione alla moneta unica da parte di alcuni esponenti politici hanno contribuito a ridurre la fiducia degli investitori». Questa fiducia ritrovata, secondo la Nadef, vale l’anno prossimo quasi 6 miliardi in meno di spesa per interessi.
Per far andare d’accordo ambizione e numeri, il Conte-2 si affida prima di tutto alla possibilità di ottenere a Bruxelles più deficit. Il 2,2% fissato come obiettivo 2020 si piazza oltre 14 miliardi sopra l’1,4% calcolato a legislazione vigente grazie agli aumenti Iva e alla riduzione di spesa per quota 100, reddito di cittadinanza e interessi. Un deficit nominale al 2,2%, figlio dei negoziati delle scorse settimane con la commissione Ue, azzererà la correzione strutturale: anzi, nel 2020 il deficit strutturale segnerà un leggero aumento, attestandosi all’1,4% (+0,1%, contro il -0,6% inizialmente chiesto dalla Ue: i 7 decimali di Pil misurano la “flessibilità” vera e propria), per poi scendere di due decimali all’anno nel 2021-22 quando l’aumento della crescita dovrebbe chiudere progressivamente l’output gap imponendo quindi una correzione maggiore.
L’altro pilastro, si diceva, sono le misure antievasione, chiamate a portare oltre 7 miliardi di maggiori entrate già dal prossimo anno. Un obiettivo così alto aiuta a far quadrare i conti con la promessa di stop integrale all’Iva: ma l’Iva (Sole 24 Ore di domenica) rimane protagonista anche su questo terreno, da tradurre nelle misure concrete che arriveranno dai negoziati nella maggioranza in vista del 15 ottobre. A chiudere l’elenco delle coperture saranno i tagli alla spesa e agli sconti fiscali, a partire da quelli dannosi: in tutto i due capitoli valgono circa 3,5 miliardi, divisi a metà fra spending review e tax expenditures.
Anche per osservare un rilancio pieno della crescita occorrerà aspettare l’orizzonte triennale su cui il governo chiede di valutare il programma. Dopo un 2019 che si ferma allo 0,1%, l’anno prossimo punta allo 0,6% per arrivare all’1% nel 2021 (stesso ritmo previsto per il 2022). Rispetto a un tendenziale schiacciato da guerre commerciali e frenata europea, la manovra si propone di dare una spinta da 2 decimali all’anno: a spingere sarà soprattutto il blocco degli aumenti dell’Iva (+0,3% di Pil), accompagnato dal taglio al cuneo e alle proroghe di aiuti fiscali (un decimale a testa), ma il conto deve considerare anche la frenata imposta da maggiori entrate e tagli di spesa (due decimali in tutto). Nell’«orizzonte pluriennale» indicato da Gualtieri si dovrà sviluppare anche l’inversione di rotta del debito pubblico: il 2019 si chiuderà con un altro aumento di quasi un punto di Pil, che porta il passivo al 135,7%. L’anno prossimo è prevista una prima inversione di rotta, al 135,2%, ma la discesa punta a diventare più rapida nei due anni successivi, portando il rapporto al 131,4% a fine 2022.
Il programma prevede poi ben 23 provvedimenti collegati alla manovra: tra questi il Green New Deal, la riforma del Catasto e l’Autonomia differenziata, ma con l’obiettivo di ridurre i divari Nord/Sud.
Sanità, no a tagli ma superticket a carico delle Regioni
I numeri del Nadef: Deficit al 2,2% del Pil nel 2020
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ha approvato la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NaDef) 2019.
“La Nota – si legge nel comunicato post Cdm – definisce il perimetro di finanza pubblica nel quale si iscriveranno le misure della prossima legge di bilancio, in un quadro di politica economica ambizioso e coerente con gli obiettivi enunciati dal Governo nelle comunicazioni programmatiche rese al Parlamento. Gli interventi saranno prevalentemente volti ad assicurare la crescita economica in un contesto di sostenibilità delle finanze pubbliche, attraverso l’incremento degli investimenti pubblici, in particolare di quelli per l’innovazione, per la conversione all’economia verde e per il potenziamento delle infrastrutture materiali, immateriali e sociali, a partire dagli asili nido; l’azzeramento delle clausole di salvaguardia sull’Iva per il 2020 e la loro riduzione per il biennio 2021-2022; la riduzione del carico fiscale sul lavoro; l’aumento della produttività del sistema economico, della pubblica amministrazione e della giustizia; la digitalizzazione dei pagamenti; il rafforzamento delle politiche di riduzione delle disuguaglianze e della disoccupazione, a partire da quella giovanile e femminile; la lotta all’evasione fiscale”.
“Per quanto riguarda la programmazione delle finanze pubbliche – precisa la nota – , per il 2020 la NaDef fissa un obiettivo di indebitamento netto (deficit) pari al 2,2% del prodotto interno lordo (PIL). Rispetto alla legislazione vigente, che determinerebbe un rapporto deficit/PIL pari all’1,4%, si configura quindi lo spazio di bilancio per una manovra espansiva pari a 0,8 punti percentuali di PIL (circa 14,5 miliardi di euro)”.
“Rispetto al 2019 – conclude -, nel quadro programmatico di finanza pubblica, l’indebitamento netto risulta invariato, mentre il rapporto tra debito e PIL diminuisce di 0,5 punti percentuali. L’indebitamento netto strutturale registra una riduzione di 0,1 punti percentuali. Grazie al sostegno alla crescita assicurato dalle misure espansive, nel 2020 è attesa una crescita del PIL pari allo 0,6%. Si prevede inoltre una riduzione del tasso di disoccupazione e un incremento sia delle unità standard di lavoro sia del numero di occupati superiore a quello atteso a legislazione vigente”.
Nella tabella di seguito, i principali indicatori di finanza pubblica.