Valentina Conte. Tante «buone notizie» sulla casa, come l’ha definite il premier Renzi, per il prossimo anno. Tasi abolita sulle prime abitazioni. Tasi e Imu cancellate anche su quelle di lusso, dunque ville, castelli, palazzi storici. Ecobonus riconfermati, sia per le ristrutturazioni che per gli efficientamenti (50 e 65%), incluso lo sgravio per i mobili, legato però ai lavori di ammodernamento (l’auspicio di estenderlo alle giovani coppie, a prescindere dai lavori, è rimasto tale, per ora). Intervento sulle case popolari, sempre in chiave di recupero per il risparmio energetico. E poi un’ultima “buona notizia”, questa spuntata davvero a sorpresa.
Nel 2016 arriva uno sconto pure sulle seconde e terze case, in un numero di Comuni molto basso, 460 su oltre 8 mila, neanche il 6% del totale. Tra questi, festeggeranno soprattutto i proprietari di Roma e Milano. Tutto bene, dunque? A parte i sindaci in fibrillazione per il mancato gettito (accresciuto dall’inaspettato sconto sulle seconde), in effetti un problemuccio esiste. Tale da mettere in discussione il regalo del governo. E riguarda le seconde pertinenze, dunque cantine, garage, posti auto, sottotetti legati alla prima casa, già oggi colpite dall’Imu ordinaria. Ebbene se il governo abolisce la Tasi, che fine fa quest’Imu qui? Si paga, eccome. I relativi proprietari finalmente esentati dal balzello sulla prima casa, dunque, dovranno comunque versare i bollettini per le seconde pertinenze (sono 6 milioni), tra i 10 e i 100 euro. Una bella beffa.
Il pacchetto casa vale 5,1 miliardi. Con questi soldi si coprono l’abolizione di Imu-Tasi sulle prime abitazioni, dell’Imu sui terreni agricoli, dell’Imu sui macchinari imbullonati, della quota Tasi in capo agli inquilini e la compensazione ai Comuni per il passaggio da Imu a Tasi (poco più di mezzo miliardo). Una discreta cifra che però non tiene conto delle novità di cui si diceva: lo sconto sulle seconde vale da solo quasi 190 milioni. Se poi il governo volesse premiare in tutto e per tutto le prime abitazioni, allora dovrebbe esentare anche le seconde pertinenze e dunque il conto sale di altri 180-200 milioni. Portando il totale del pacchetto a 5 miliardi e mezzo (mentre l’altro pacchetto, quello Delrio sugli ecobonus, vale 320 milioni, case popolari incluse).
Ma come si è arrivati a graziare anche le seconde case? Semplice. Il premier Renzi ha ripetuto più volte che cancellare la tassa sulle prime, non avrebbe comportato rincari sulle seconde. Dunque che fine fa l’addizionale ballerina dello 0,8 per mille che i sindaci possono mettere a scelta sulle prime o sulle seconde, per finanziare le detrazioni? Se venisse lasciata, il 94% dei sindaci (quelli che oggi la pongono sulla prima o non la usano) avrebbe la tentazione di caricarla sulle seconde, a quel punto tartassate. Allora si toglie a tutti, con giubilo dei proprietari delle seconde e terze abitazioni (specie di Roma e Milano, tra i 460 Comuni che la applicano): uno sconticino piacevole. E i Comuni? Dovranno essere rimborsati: altri 190 milioni, appunto.
Giubilano anche i proprietari delle prime case di lusso o super lusso: appartamenti signorili, dimore storiche, casali, ville (74.430 in tutto nelle classi catastali A1, A8, A9, un regalo da 91 milioni). Per quest’anno pagano sia Imu che Tasi, dal prossimo zero. Uno sconto – calcola la Uil Servizio politiche territoriali – che in media vale 2.800 euro contro i 180 euro medi di risparmio per tutti gli altri proprietari (230 euro nei capoluoghi). Si va da un minimo di 2 mila euro cancellati per un’abitazione di 120 metri quadri con rifiniture di lusso a Palermo a un massimo stratosferico di 98 mila euro per un palazzo storico a Napoli. Passando per 12 mila euro abbuonati alla villa sull’Appia antica di Roma.
Repubblica – 16 ottobre 2015