Il cacciavite con cui il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ritoccherà la riforma Fornero dovrebbe produrre almeno due novità immediate: intervalli più brevi per i rinnovi dei contratti a termine (10 o 20 giorni) e clausola dell’acausalità estesa oltre il primo anno se c’è l’accordo sindacale. La terza misura immediata potrebbe arrivare con l’ampliamento dell’ambito di applicazione delle collaborazioni a progetto, anche se in questo caso il condizionale è d’obbligo vista l’opposizione dei sindacati. Sono questi gli interventi a «costo zero» di cui si parla ormai da settimane e che dovrebbero trovare conferma nell’ultimo incontro con le parti sociali, atteso prima del Consiglio dei ministri di mercoledì.
Le altre misure svincolate da oneri finanziari, come per esempio l’ulteriore semplificazione dell’apprendistato, non avrebbero invece efficacia immediata, perché serve un passaggio con le Regioni, responsabili esclusive della materia.
Effettività immediata dovrebbero avere pure gli sgravi: i circa 500 milioni garantiti con la riprogrammazione dei fondi Ue per le assunzioni di giovani nelle aree svantaggiate e gli altri eventuali e finora non quantificati. Per il resto, dal rafforzamento della staffetta generazionale agli anticipi nell’utilizzo delle risorse per lo Youth Guarantee Scheme europeo bisognerà aspettare.
«Questa manovra – ha detto ieri Giovannini al Festival dei consulenti del lavoro di Fiuggi – sarà solo un primo passo per migliorare alcuni contratti post riforma Fornero con una serie di aggiustamenti che possono aiutare a farla funzionare meglio. Per quanto concerne le risorse, invece, molto ci attendiamo dal Consiglio europeo della prossima settimana che dovrà prendere decisioni importanti sui fondi giovani Ue». Provocato sul tema della staffetta intergenerazionale, il ministro ha chiarito che non si tratta certo di un suo cavallo di battaglia: «Sarebbe da sciocchi pensare che un solo strumento, coprendo mezzo posto di lavoro, possa risolvere il problema dell’occupazione. Sarebbe però altrettanto da sciocchi ritenere che il capitale umano dei giovani possa attendere per anni l’entrata nel lavoro senza deteriorarsi». Sul punto va detto che l’Italia spreca ogni anno 24 miliardi per non utilizzare queste persone: «Ciò detto – ha ribadito il ministro – l’intervento che stiamo immaginando non guarda solo ai giovani, ma a persone di tutte le età che hanno difficoltà a ricollocarsi sul mercato». L’ampliamento dell’attuale sperimentazione finanziata con 40 milioni e in corso in alcune Regioni dovrebbe arrivare più il là, magari insieme ai ritocchi sulle pensioni flessibili.
Davanti alla platea dei professionisti, Giovannini è tornato anche sul tema del lavoro autonomo. «La crescita della imprenditorialità giovanile – ha chiarito – è importante quanto quella del lavoro subordinato. In questo contesto tra i pochi dati positivi degli ultimi mesi voglio mettere proprio i dati sulla crescita di quest’ultima, che va sostenuta». Dal 2014 c’è la nuova tornata dei fondi strutturali «e per l’Italia c’è anche la possibilità dell’utilizzo di quanto rimasto della tornata precedente». Infine gli interventi di politica sociale: con il pacchetto lavoro si rifinanzierà la sperimentazione della social card con 170 milioni, per estenderla al Mezzogiorno. Giovannini ieri ha seguito gli interventi dei leader sindacali che si sono succeduti sul palco di piazza San Giovanni, a Roma. «Condivido molte delle cose che sono state dette e una in particolare – ha osservato – ovvero che la crescita occupazionale non si fa con un decreto che cambia le regole del funzionamento del mercato del lavoro. Certo però un funzionamento migliore può aiutare a cogliere i refoli dei venti della ripresa e il governo è impegnato in questa direzione». (Il Sole 24 Ore)
Un miliardo al Lavoro: 500 euro agli stagisti. Sgravio di 10mila euro per ogni under30
Entro il 2015 si renderanno disponibili tra i 4 e i 5 miliardi di risorse comunitarie. Poi il consiglio Ue del 27 e 28 giugno consentirà di dirottare i fondi strutturali. Percorso in due tappe. Mercoledì un decreto per rendere più flessibile l’occupazione giovanile
UN PIANO in due tappe, la prima al consiglio dei ministri di mercoledì prossimo, la seconda dopo il Consiglio europeo fissato per il 27-28 giugno e dedicato all’occupazione. In comune l’obiettivo di combattere la disoccupazione giovanile e indirizzare gli interventi soprattutto verso gli “under 30”. Il primo passaggio dovrebbe prevedere una revisione della flessibilità all’ingresso, resa troppo rigida dalla legge Fornero: si renderanno più flessibili i contratti a termine, sfrondando le “causali” che condizionano la stipula e riducendo i tempi di sosta da un contratto al successivo. Si tratta di cambiamenti che “fanno funzionare meglio il mercato del lavoro ed eliminano alcune ingiustizie” , ha detto il ministro del Lavoro Enrico Giovannini il quale ha definito l’intervento un “primo passo importante”.
Ma l’intervento più forte, che sarà comunque oggetto di valutazione da parte del consiglio dei ministri, è quello che arriverà dopo il vertice europeo e che prevede l’impegno di circa 1 miliardo dei fondi strutturali europei (4-5 entro il 2015) che saranno reindirizzati verso la lotta alla disoccupazione giovanile e che andranno alle Regioni svantaggiate del Sud. Per intervenire su tutto il territorio nazionale (cosa che chiedono con forza i governatori del Nord) servirebbe un altro miliardo: e qui la partita si giocherebbe con la solita caccia alle risorse dove in campo c’è già la sterilizzazione dell’Iva tanto che si ipotizzano coperture che vanno dall’aumento delle accise alla tassa sulle sigarette elettroniche.
Il miliardo, già esaminato dalla conferenza Stato-Regioni e dal ministro della Coesione Territoriale Carlo Trigilia in un incontro con i sindacati nei giorni scorsi, prevede cinque punti prevalentemente a favore degli “under 30”. I piatto forte sono i 500 milioni destinati alla decontribuzione delle nuove assunzioni che si sommerebbero ai 242 milioni varati dal precedente governo: si tratterebbe di 10 mila euro per ogni nuovo occupato stabile da spalmare in 18-24 mesi che consentirebbero l’assunzione di 50-60 mila giovani e che anticiperebbero gli interventi del prossimo anno dello Youth garantee.
Il secondo intervento vale circa 100 milioni, è destinato a finanziare l’autoimprenditorialità giovanile e avverrà attraverso il coinvolgimento di Invitalia. Il terzo è destinato a contrastare il fenomeno “Neet”, cioè “Not in education, employement or training”: si prevedono stage e tirocini, gestiti da “Italia lavoro”, della durata di sei mesi con una retribuzione di 500 euro al mese (3 mila euro totali). Secondo le stime del governo l’iniziativa consentirebbe l’accesso al mercato del lavoro di circa 60 mila giovani. Altri 25 milioni saranno dirottati verso l’incentivazione di nuove cooperative di giovani nei settori dei beni culturali e dei servizi alla persona.
Infine un intervento sarà indirizzato al contrasto alla povertà e, naturalmente non riguarderà solo i giovani: in pratica si tratterà del rilancio della social card, attualmente limitata alle sole grandi città, che dovrebbe essere allargata a tutti i comuni del Sud. La spesa prevista è 175 milioni. (Repubblica)
23 giugno 2013