Jenner Meletti, da Repubblica. Povera bestia, quel mastino napoletano. Anche molto sfortunato. Correndo nei campi, è rimasto impigliato con un orecchio nel filo spinato. Ha cercato di liberarsi ma guarda caso anche l’altro orecchio è finito sulle spine di metallo. Per questo, scrive in un certificato il suo veterinario, «è stato necessario eseguire una conchectomia bilaterale»: qualche colpo di bisturi, via ambedue le orecchie. Il mastino in questione non è un randagio.
È un cane di razza, un anno e mezzo di età, tanto bello da poter partecipare al World Dog Show che si è svolto a giugno a Milano. Difficile che un cane come questo possa essere lasciato libero in campi con filo spinato. Costa infatti fra i 1.000 ed i 2.000 euro da cucciolo, con la prospettiva di “valere” 70 – 80 mila euro dopo avere ricevuto premi in varie expo (e ci sono razze ancor più pregiate, come il pastore tedesco, che con molte vittorie e ottima capacità riproduttiva possono raggiungere il mezzo milione).
Quello del mastino è solo uno dei 900 certificati “sospetti” ora al vaglio dei 102 ordini provinciali della Fnovi, Federazione nazionale ordini veterinari italiani. Ai colleghi i presidenti degli ordini faranno domande precise. «È sua la firma?». «Ha scritto il vero? ». In caso di dolo – in molte carte già evidente – partiranno le sanzioni (dalla sospensione alla radiazione) e le denunce alla Procura. «C’è un’enorme quantità – dice Carla Bernasconi, vice presidente nazionale della Fnovi – di certificati di medici veterinari che giustificano le amputazioni dei cani esposti alle manifestazioni. Questi atti sono una sconfitta per la rispettabilità della professione».
Bisogna partire dal 2010, per comprendere questo conflitto fra veterinari. In quell’anno con la legge 201 si ratifica la Convenzione europea animali da compagnia del 1987 che vieta «interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia o finalizzati ad altri scopi non curativi ». In particolare si proibiscono «il taglio della coda, il taglio delle orecchie, la recisione delle corde vocali, l’asportazione delle unghie e dei denti».
Fatta la legge, trovato l’inganno. Basta presentarsi alle esposizioni con un certificato veterinario che dichiari i «motivi curativi» delle amputazioni e tutto fila liscio. Centinaia di infezioni, traumi, ferite da aggressione giustificano i bisturi. Ma dal gennaio di quest’anno Fnovi, Enci (Ente nazionale della cinofilia italiana) e Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) decidono di controllare davvero i certificati presentati. Sotto la lente ci sono i cani italiani (mastino napoletano e cane corso) sottoposti a conchectomia, non permessa in Italia ma praticata e legale in tanti Paesi – come la Russia, la Polonia, la Slovenia, l’Ungheria, l’Irlanda, la Gran Bretagna – che non hanno sottoscritto la Convenzione europea.
«Non voglio considerare colleghi – dice Francesco Orifici, medico veterinario dell’Anmvi – quelli che firmano certificati dichiarando il falso. Si scrive ad esempio che in un orecchio c’è una patologia. Ma perché si taglia anche l’altro? Si dichiara che c’è un otoematoma e si taglia tutto: i veterinari bravi e onesti sanno che si può guarire con un piccolo intervento e non certo con la conchectomia. I 900 certificati raccontano purtroppo che ci sono professionisti che si comportano in modo schifoso. Si vendono per un piatto di fagioli: 150 euro per un taglio delle orecchie, senza terapia del dolore».
Carla Bernasconi, vice presidente Fnovi, sta coordinando le prossime mosse degli Ordini. «Se si accerta che l’intervento non è necessario, si rischia la denuncia per maltrattamento o lesioni ad animali. Legge 189, articolo 544 del codice penale. Reclusione da 3 a 18 mesi o multa da 5.000 a 30.000 euro. C’è poi il reato di falsità ideologica in certificazione, con reclusione fino a un anno. Da parte sua l’Ordine può sospendere l’iscritto da 1 a 6 mesi o arrivare alla radiazione. Non tutti i 900 certificati sono autentici. Ci sono timbri falsificati. In compenso, ci sono nomi di veterinari che appaiono in troppi certificati. Occorre fare una vera pulizia ».
«Il fatto che più ci indigna – dice Marco Melosi, presidente dell’ Anmvi – è che nelle gare i giudici continuino a premiare i cani mutilati, che arrivano soprattutto dai Paesi che ancora non rispettano la Convenzione europea. In questo modo incentivano le frodi anche da noi, che abbiamo messo al primo posto il benessere animale». Una buona notizia, per i mastini napoletani ed i corsi. L’Enci ha proposto di eliminare il taglio delle orecchie dallo “standard” di queste razze. Essendo queste “italiane” anche gli allevatori stranieri dovranno adeguarsi. Il mastino con le orecchie “piatte e aderenti alla guancia” sembrerà un cucciolo di settanta chili. Ma sarà ancora più bello.
La Repubblica – 2 novembre 2015