Renzi spiega il disegno di legge delega sulla Pa, approvato ieri dal governo. I prefetti diventeranno l’unico tramite sul territorio tra cittadini e esecutivo.
La Pubblica amministrazione modello Renzi-Madia fa un nuovo passo avanti: ieri il Consiglio dei ministri – a poche settimane del varo del decreto che ha introdotto la mobilità obbligatoria per i dipendenti pubblici e favorito il loro ricambio generazionale – ha dato il via libera al disegno di legge delega sul pubblico impiego. Un pacchetto di norme che modificheranno la macchina dello Stato a partire dai vertici, e che ridisegneranno il ruolo dei dirigenti pubblici, ma anche quello delle prefetture.
Il provvedimento – varato assieme alla legge delega per il Terzo settore che rilancia il ruolo del servizio civile – contribuirà, a detta del premier, a portare «la riforma copernicana nella Pubblica amministrazione: alla fine del percorso, alla fine dei mille giorni, sarà lei ad andare a casa del cittadino e non viceversa». Ci saranno «certificati online, con la possibilità di scaricarli» o «saranno mandati a casa entro 48 ore».
Ma digitalizzazione spinta a parte, il disegno di legge delega contiene fondamentali novità che riguardano tutti i dirigenti della Pubblica amministrazione. Il nuovo modello di burocrazia prevede l’abolizione delle due fasce e l’introduzione di un ruolo unico, che permetterà gli scambi fra un’amministrazione e l’altra. Se il dirigente non rispetterà gli obiettivi dati potrà essere messo in disponibilità e successivamente licenziato. Parte del suo reddito (fino al 15 per cento) sarà legato al merito e alle valutazioni cui sarà periodicamente sottoposto.
Un passaggio importante del testo appena varato dovrebbe poi riguardare la figura dei prefetti: oggi rispondono al ministero degli Interni, domani saranno messi a capo di uffici territoriali del governo (cui faranno capo), dove confluirà tutta la “periferia” dello Stato. Di fatto in ogni territorio ci sarà un unico ufficio di raccordo fra esecutivo e cittadino. Il disegno di legge delega, dovrebbe riordinare anche i corpi di Polizia, con l’assorbimento della Forestale e della Penitenziaria.
Fra le novità che saranno introdotte con il provvedimento anche la promozione – nei limiti delle risorse disponibili e senza nuovi oneri – di politiche di conciliazione fra il tempo del lavoro e quello della vita: le pubbliche amministrazioni saranno invitate a firmare convenzioni per servizi di asili nido e badanti, magari utilizzando il sistema dei voucher sociali previsti dalla riforma del Terzo settore. Sempre in tema di tempo libero, il testo dovrebbe contenere anche la norma che negli ultimi cinque anni di attività permetterà ai dipendenti pubblici non dirigenti di passare a un part-time al 50 per cento senza impatti sulla futura pensione.
Prima di addentrarsi fra i meandri di quella che sarà la nuova burocrazia, Renzi ha però voluto fare alcune precisazioni sui conti pubblici e sul lavoro: «Non ci sarà nessuna manovra, il problema non si pone», ha detto riferendosi ai risultati negativi sulla produzione industriale. «Naturalmente guardo quei dati con la consueta preoccupazione e attenzione », ma va osservato – ha aggiunto – «che nel mese di maggio l’occupazione è aumentata di 54 mila unità: abbiamo un sistema che torna ad assumere anche se è un dato che non passa sui mezzi d’informazione, mentre le previsioni negative passano sempre ». Altra cosa è la responsabilità che ci vuole a gestire le grandi crisi, quella di Alitalia per esempio: «Invito tutti alla saggezza, la proposta Etihad è buona: oggi il rischio non sono gli esuberi, ma il fallimento. L’alternativa è fra un numero x o y di esuberi e la chiusura».
Repubblica – 11 luglio 2014