Non convalida del fermo, ma applicazione della misura cautelare in carcere. Questa la decisione assunta dal Gip di Cagliari, Simone Nespoli, nei confronti di Antonio Contini, il falegname di 61 anni arrestato sabato scorso con l’accusa di aver ucciso, la sera del 21 aprile, il veterinario Pierpaolo Spanu, di 51.
Le motivazioni del giudice si conosceranno nei prossimi giorni. Il difensore ha annunciato ricorso al Tribunale del riesame. L’analisi dello stub sulle mani e gli indumenti dell’indagato ha dato esito negativo. Antonio Contini quindi non ha sparato, o comunque nessuna traccia di metalli da sparo, è stata ritrovata a casa, in auto, e sui suoi vestiti. Per ora solo indizi. Tanti, ma comunque indizi. Naturalmente esito negativo anche sul fucile che Antonio Contini teneva in casa quando i carabinieri sono andati a bussare alla sua porta qualche ora dopo l’assassinio di Pierangelo Spanu. Unico indagato, al momento, ieri mattina Contini (assistito dal suo legale di fiducia, l’avvocato Gianfranco Sollai) si è rifiutato di rispondere al gip Nespoli. La dinamica del mortale agguato al veterinario, assassinato la notte del 21 aprile davanti a casa, non presenta più ombre. Spanu è stato assassinato da due colpi di un solo fucile caricato a pallettoni esplosi in rapida successione da distanza ravvicinata.
Nessun commando, ma una sola persona che avrebbe agito con freddezza. La svolta nelle indagini giovedì scorso, quando l’amico di Contini, il maresciallo dei carabinieri in pensione Antonio Ledda, primo marito della cubana che aveva appena avviato una relazione con la vittima, ascoltato dai suoi ex colleghi aveva ammesso che una scatola di cartone ritrovata qualche giorno dopo in una casa diroccata di proprietà di Contini con dentro un bossolo di una pistola rara (una calibro 50 Ae), pezzi di una Beretta 7,65 e cartucce a palla poteva essere nella disponibilità del suo amico. Da qui l’ipotesi che le cartucce le avesse nascoste proprio Contini, che venti minuti dopo l’omicidio è stato visto in un bar. Troppo poco tempo, secondo la difesa, per inscenare un alibi senza macchia.
Da la Nuova Sardegna e l’Unione Sarda – 11 maggio 2011