La crescente diffusione del calabrone orientale in Italia rappresenta una grave minaccia per le api
Vespa orientalis o calabrone orientale è un imenottero predatore appartenente alla famiglia Vespidae e fra i tanti nemici delle api è considerata una delle più distruttive. Il riscaldamento globale e la circolazione di persone e merci sono i principali fattori che stanno facilitando l’espansione e la colonizzazione di nuovi territori da parte di V. orientalis. Originaria del Mediterraneo sudorientale, dell’Africa nordorientale e orientale, del Medio Oriente, dell’Asia centrale, questa specie ha colonizzato Cile, Messico, Cina e diversi paesi europei, come Spagna, Romania, Francia e isole greche.
In Italia la presenza di V. orientalis era ben radicata in Sicilia e da qui si è poi diffusa a Calabria, Campania e Lazio. Successivamente è riuscita ad estendere il suo areale anche a Toscana, Sardegna, Liguria e Friuli Venezia Giulia, tanto che oggi è ritenuta una specie neoinvasiva.
Rischi per le api
Poiché gli adulti di V. orientalis si nutrono di carboidrati e sostanze zuccherine (come nettare, melata, frutti maturi) e, al contrario, le larve necessitano di una notevole quantità di proteine per il loro accrescimento, si desume facilmente che le colonie di api rappresentano un’importante fonte alimentare per questo calabrone. Pertanto, il suo impatto negativo sulle api, e conseguentemente sulla produzione di miele, non si limiterebbe soltanto ai gravi danni diretti provocati dal suo comportamento predatorio, ma anche alla capacità di fungere da potenziale vettore, meccanico o biologico, di agenti patogeni di Apis mellifera, favorendone la diffusione nelle colonie.
Uno studio dell’IZSVe pubblicato sulla rivista scientifica Veterinary Medicine and Science ha indagato la presenza di agenti patogeni veicolati da V. orientalis, che potrebbero potenzialmente minacciare non solo la salute delle api ma anche quella umana attraverso le sue punture.
Lo studio è stato effettuato nella provincia di Trieste, città in cui V. orientalis è presente fin dal 2018, arrivata probabilmente con le merci delle navi nel porto commerciale locale. La sperimentazione in campo, da primavera (per la cattura delle regine) a estate inoltrata (per la cattura di operaie), ha previsto l’utilizzo di apiari sperimentali come esca e di trappole per la cattura dei calabroni. Sono state catturate in totale 10 regine e 5 operaie di V. orientalis. Per la rilevazione di microrganismi patogeni, dei 15 calabroni catturati solo 4 regine e le 5 operaie sono risultate idonee per essere sottoposte ad indagini molecolari e microbiologiche, queste ultime seguite dall’analisi Maldi-TOF per l’identificazione delle specie batteriche isolate.
Le analisi molecolari condotte per rilevare i più frequenti patogeni delle api (funghi, tripanosomatidi e virus) hanno evidenziato in tutti e nove i campioni (regine e operaie) solo co-infezioni virali, con la presenza concomitante da 2 a 5 dei sette virus indagati di A. mellifera. I virus identificati sono quelli più diffusi negli apiari del territorio italiano, suggerendo il loro possibile passaggio dalle api a V. orientalis attraverso la predazione e la cannibalizzazione delle carcasse di api infette. Questi risultati confermano quelli recentemente pubblicati anche da altri autori.
Rischi per l’uomo
Le indagini microbiologiche e l’analisi degli isolati batterici hanno permesso di identificare, con un alto grado probabilità, alcuni batteri che non solo sono patogeni opportunisti di animali, uccelli e insetti, ma possono anche essere causa di infezioni negli esseri umani.
Questi risultati confermano come V. orientalis, oltre a causare gravi danni all’apicoltura nutrendosi di api e mettendo sotto stress le loro colonie, possa essere un potenziale vettore biologico o meccanico di agenti patogeni delle api favorendone la diffusione fra gli apiari. Inoltre, questi calabroni potrebbero diventare anche un problema di salute pubblica, sia perché in grado di infliggere molteplici e dolorose punture all’uomo, con un alto rischio di sviluppo di una reazione allergica, sia perché capaci di veicolare agenti patogeni per gli esseri umani.
Solo la predisposizione di un Programma di controllo e di gestione integrato che tenga in considerazione diversi aspetti (informazione dei cittadini, implementazione di un sistema di monitoraggio e di allarme, riduzione delle regine, ricerca e rimozione dei nidi) sarà in grado di contenere gli effetti negativi della crescita anomala della popolazione di V. orientalis e dell’impatto potenzialmente negativo sulle api e sulla salute pubblica.
Izsve