Vertice politico regionale per presentare il primo Piano socio-sanitario dopo 16 anni . L’idea è di spostare cure e servizi dal sistema-ospedale al territorio I distretti punto di riferimento e anziani ricoverati vicino a casa
Vertice politico a Villa Nievo a Montecchio Precalcino sul nuovo Piano socio-sanitario della Regione (Pssr). Il primo in assoluto della serie. Da una parte l’assessore alla sanità Luca Coletto e il segretario regionale Domenico Mantoan. Dall’altra il Pdl di palazzo Balbi e palazzo Ferro Fini. C’erano gli assessori Marialuisa Coppola, Renato Chisso e Remo Sernagiotto; il capogruppo Dario Bond; il vicecapogruppo Piergiorgio Cortelazzo; il presidente della quinta commissione Leonardo Padrin. La Lega Nord era rappresentata da Max Siron, capo di gabinetto e, ormai da anni, braccio destro dell’assessore Marino Finozzi, mentre, alla vigilia, gli altri assessori del Carroccio Roberto Ciambetti, Maurizio Conte, Franco Manzato, Daniele Stival, e il capogruppo Federico Caner avevano delegato lo stesso Coletto a rappresentarli, esprimendo fiducia nel suo lavoro.
Per il Pssr 2012-2014 si è, infatti, conclusa la parte riservata ai due tavoli tecnici e ora inizia la fase più strettamente politica. Coletto conta di portare a metà luglio in giunta, per l’approvazione, la bozza definitiva di un testo che si attende da 16 anni, che diventerà la nuova bibbia del Veneto dell’integrazione socio-sanitaria e che per molti aspetti rivoluzionerà radicalmente la situazione attuale, spostando la cultura del sistema dall’ospedale al territorio, valorizzando le cure primarie. Un passaggio ormai obbligato, del resto, per razionalizzare la domanda e contenere i costi. Il documento passerà, poi, all’esame della quinta commissione e, infine, approderà per l’atto finale, cioè la discussione da parte di tutti i gruppi e il voto, sui banchi del Consiglio.
È stato Coletto a presentare la cornice istituzionale e gli obiettivi politici dell’articolato, più di cento pagine e 5 grandi capitoli: il contesto, la costruzione e gli ambiti programmatori, gli strumenti a supporto del servizio sanitario regionale e il sistema dei finanziamenti. L’assessore ha spiegato la ratio di un Piano che punta – ha detto – a garantire un’erogazione uniforme dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, in tutto il Veneto; a sviluppare la rete territoriale; a rideterminare le reti cliniche ospedaliere; a potenziare le iniziative di promozione alla salute ed i piani di prevenzione; e a ricercare l’efficienza in ambito farmaceutico, specialistico e protesico.
Altre finalità di fondo del Pssr: individuazione del fabbisogno strutturale e tecnologico della rete assistenziale; formazione continua, ricerca e innovazione; introduzione di strumenti di “clinical governance” per la sicurezza dei pazienti; sviluppo di un sistema informativo regionale in rete con le Ulss per assicurare la continuità assistenziale. Infine, l’attuazione di metodologie per il controllo di qualità della gestione economico-finanziaria delle aziende.
Coletto ha parlato diffusamente del distretto, che nel nuovo Piano fa un salto di qualità ed è promosso “capitale” della sanità del territorio, e della sempre più imponente questione degli anziani legata alla cura delle cronicità non più in ospedale, livello di ricovero riservato alle malattie acute, ma vicino a casa. A sua volta Mantoan ha illustrato, nei capisaldi, quello che è l’impianto propriamente tecnico del Piano.
Non sono, comunque, mancate le osservazioni. La prima, sulla dorsale degli ospedali capoluogo di provincia, che, all’interno della rete assistenziale del Veneto, dovrebbero assumere la funzione di “centri-hub” di riferimento. Poi le richieste di chiarimento hanno puntato, soprattutto, sul ruolo e sui costi delle Unità territoriali di assistenza primaria, degli ospedali di comunità, delle Residenze sanitarie assistenziali e delle case di riposo. Su questi temi, in particolare sulle strutture di ricovero intermedie, è stata sollecitata una ulteriore riflessione. Si è toccato pure il problema dell’addizionale Irpef.
Coletto è stato deciso e perentorio: «Mai più. Qualcuno avrebbe voluto che mettessimo le mani nelle tasche dei veneti per la sanità. Invece, abbiamo chiuso il bilancio 2010 in attivo di oltre 12 milioni. Tanto meno, perciò, resusciteremo questa tassa nel 2011. Per altre cose, se vogliono, facciano pure…».
Il Giornale di Vicenza – 23 giugno 2011