Il pressing delle Regioni e del Pd contro i tagli inferti alla spesa sanitaria dalla spending review ottengono un primo risultato: questo pomeriggio Monti incontrerà a palazzo Chigi i governatori.
Vertice dal quale le Regioni sperano di poter rimettere in discussione l’intera manovra varata giovedì scorso, a cominciare naturalmente dalle cifre della sanità e dalla loro spalmatura negli anni.
Una partita finanziaria delicatissima, quella sui conti della sanità e sui tagli in cantiere. Anche perché, secondo le stesse stime del ministero della Salute, in soli due anni mezzo, di qui al 2014, il conto cumulato della manovra estiva del 2011 targata Berlusconi-Tremonti e quello dell’ultimo decreto sulla spending review vale per la sanità 12,2 miliardi di riduzione di risorse, oltre il 10% dell’intero Fondo sanitario. Una cifra, ripetono in coro i governatori, che rischia di far precipitare nel baratro dei piani di rientro, poi del commissariamento, quasi tutte le Regioni. E comunque di dover sferrare un colpo pesantissimo ai servizi. Per non dire di quanto potrebbe accadere quando, dal 2014, scatteranno 2 miliardi in più di ticket.
Ma è l’intero universo della sanità pubblica ad essere in fibrillazione. Ieri le farmacie private aderenti a Federfarma hanno confermato la serrata: scatterà per ora per un giorno intero, giovedì 26 luglio. Ma i farmacisti, che ieri hanno manifestato davanti a Montecitorio prima di incontrare in serata il ministro della Salute, Renato Balduzzi, sono pronti alla disdetta della convenzione e chiedono ufficialmente l’avvio «immediato» del tavolo per definire un nuovo modello di remunerazione. Al termine dell’incontro con Bladuzzi Federfarma fa sapere che dal ministro sono arrivate delle aperture ma per ora la serrata resta.
«L’unica cosa che i farmaci non curano è la malafede del governo e l’ignoranza dei tecnici che lo costellano», ha attaccato il presidente di Federfarma, Annarosa Racca. L’allarme è a tinte fosche: rischio di chiusura per 4mila farmacie e 20mila dipendenti in bilico. Con i servizi notturni a rischio e il 20% di farmacie che già oggi non pagherebbero i fornitori. Tutto questo mentre gli stessi effetti del decreto liberalizzazioni, le tanto attese 5mila farmacie in più previste dal 2013, sono un esercizio teorico che resta più che mai soltanto sulla carta. Con i concorsi che non partono e con le farmacie che, secondo Federfarma, diventano sempre meno appetibili. «Serrata incomprensibile», sostengono d’altra parte le parafarmacie. Mentre anche le farmacie comunali, pur non avendo ancora aderito allo sciopero, hanno chiesto a Balduzzi e al presidente dell’Anci, Graziano Delrio, un percorso di «sviluppo e sopravvivenza delle farmacie comunali nel rispetto degli obiettivi della spending review».
Il Sole 24 Ore – 11 luglio 2012