La Corte d’Appello, convocata venerdì mattina in autotutela, ha congelato l’elezione dei consiglieri regionali. Salta quindi la prima seduta del Consiglio regionale prevista per lunedì: è stato sconvocato e posticipato; si terrà probabilmente lunedì 29 e martedì 30 giugno. Il nuovo ribaltamento arriva a quattro giorni dalla proclamazione del presidente della Regione Luca Zaia e dei consiglieri eletti, che già aveva modificato la precedente ipotizzata composizione del parlamentino veneto dopo lo spoglio del 31 maggio.
La Corte d’Appello ha deciso di fare un ulteriore approfondimento sull’assegnazione dei seggi in base ai resti, e ha modificato così la rappresentanza in Consiglio regionale. Gli equilibri di lista e di coalizione rimangono gli stessi, ma cambiano i nomi dei rappresentanti territoriali, riconteggiati all’interno delle province in cui erano candidati. Entrano Massimiliano Barison (Forza Italia) a Padova, Guadagnini (Indipendenza noi veneto) a Vicenza, a Belluno Franco Gidoni (Lega Nord), a Venezia Alberto Semenzato (Lega Nord) e a Rovigo Patrizia Bartelle (Movimento 5 Stelle). Escono Giuseppe Pan (Lega Nord), Marco Dalla Gassa (Movimento 5 Stelle), Franco Roccon (Indipendenza Noi Veneto), Otello Bergamo (Forza Italia) e Stefano Falconi (Lega Nord). Per le province di Verona e Treviso invece non ci sono modifiche fra gli eletti. (Corriere Veneto)
Nonostante la vittoria di larga misura sul competitor diretto, la democratica Alessandra Moretti, Zaia deve già destreggiarsi tra quelle che si preannunciano essere le prime insidie. Tra queste c’è la composizione della giunta. I primi dissidi in seno alla coalizione vincente si sono consumati sulla presenza o meno nell’esecutivo di Sergio Berlato. Vicentino, tra i leader dei cacciatori della regione, Berlato reclama un posto in cabina di regia anche in ragione del fatto di essere il più votato fra i consiglieri. Di converso dalla capitale è giunta una voce precisa, anche se non confermata, che parla di un accordo tra Zaia, Giorgia Meloni e Inazio La Russa (gli ultimi due sono i leader nazionali di Fratelli d’Italia, il partito che ha candidato Berlato). I tre avrebbero deciso di tenere fuori dall’esecutivo proprio Berlato, perché la sua linea politica è giudicata poco controllabile; gli sarebbe stato preferito il compagno di partito, e non eletto in consiglio, Raffaele Zanon. Sempre che Zaia decida di derogare alla regola che si è dato da solo. Regola in forza della quale vengono esclusi i rappresentanti delle liste che hanno ottenuto basse percentuali.
Epperò si tratterebbe solo di una delle grane. L’altra riguarda la collocazione del potentissimo assessore uscente alla sanità Luca Coletto. Il suo referato pare in predicato per un padovano. Il veronese Coletto però, ex legato in regione dell’ex leghista Flavio Tosi, diverse settimane fa avrebbe avuto garanzie certe da Zaia in persona di una riconferma in giunta, se non alla sanità quantomeno in un altro assessorato. Anche perché nel momento in cui Tosi, proprio in dissidio con Zaia sulle candidature regionali, aveva deciso lo strappo, Coletto non aveva ceduto alle sirene del sindaco di Verona preferendo di rimanere nel Carroccio a marchio Zaia.
Tuttavia negli ultimi giorni le cose sarebbero cambiate. Durante una serie di colloqui avuti con i suoi più fidati collaboratori, Zaia sarebbe stato convinto di diffidare di Coletto: dacché quest’ultimo avrebbe potuto agire in giunta come una silenzionsa quinta colonna ancora in buoni rapporti con Tosi. Una prospettiva vista come fumo negli occhi dal governatore il quale vorrebbe un esecutivo plasmato a sua immagine e somiglianza. Il che significa che a meno di un ripensamento dell’ultim’ora Zaia potrebbe decidere di lasciare fuori da palazzo Balbi l’assessore uscente proprio l’assessore uscente alla sanità. Ad ogni modo Zaia dovrà affrontare un altro problema materializzatosi a pochi giorni dal voto del 31 maggio. Quello dello scontro al calor bianco fra tre dei suoi più fidati collaboratori: il segretario generale Tiziano Baggio da una parte. Il segretario generale della giunta Mario Caramel e il segretario generale della sanità Domenico Mantoan dall’altra (quest’ultimo sarebbe tra i più fieri oppositori di un nuovo ingresso di Coletto in giunta peraltro). Sono tre superdirigenti regionali che in diversi casi contano più degli assessori e fra loro, pare per una vicenda di valutazioni e premi, ma non solo, sono volati stracci fino alle querele, almeno annunciate sulla stampa, tra Caramel e Baggio. Tra i dossier che Zaia è riuscito, almeno parzialmente, a surgelare c’è proprio quello degli schiaffi in faccia reciproci tra i tre gran visir della macchina regionale. Ora però con le nuove nomine dirigenziali all’orizzonte, il dossier dovrà essere riaperto. (www.vvox.it)
19 giugno 2015