Il ministro Schillaci – come anticipato al Sole 24 Ore lo scorso 26 luglio – punta ad avere «3-4 miliardi in più da destinare prioritariamente agli incentivi per il personale in modo da rendere più attrattivo il Servizio sanitario nazionale». Solo con gli incentivi in più – questo il ragionamento che Schillaci farà a Giorgetti – si potrà trattenere nelle corsie degli ospedali medici e infermieri per provare così anche a recuperare il buco nero delle liste d’attesa che oggi è diventata la ragione numero uno per la rinuncia alle cure per quasi 2,5 milioni di italiani. I fondi in più serviranno innanzitutto per provare ad attutire gli effetti dell’inflazione che nella Sanità comunque si fanno sentire molto di meno degli altri settori tra i farmaci con prezzi negoziati e il personale pagato con contratti nazionali. Le risorse in più “libere” saranno destinate – questa la priorità di Schillaci – per provare a estendere a tutti i medici il bonus introdotto dalla manovra dell’anno scorso per tutto il personale sanitario che lavora nei pronto soccorso, prima trincea della Sanità, e che cubava in tutto 200 milioni. Per provare a garantire un incentivo simile nelle buste paga di tutti i camici bianchi serviranno dunque come minimo 400-500 milioni. Altre risorse saranno necessarie per pagare di più anche le prestazioni aggiuntive (l’ipotesi è 80 euro lordi l’ora per i medici, 50 euro per gli infermieri) per chi vorrà lavorare extra orario magari proprio per abbattere le lunghe liste d’attesa. E sempre per i medici bisognerà cominciare a trovare le risorse per il nuovo contratto nazionale 2022-2024 per il quale servono circa 2,7 miliardi: l’idea è quella di cominciare a mettere una prima “piccola” posta anche perché è ormai quasi certo che gli effetti economici del contratto 2019-2021 si faranno sentire solo dal prossimo anno. Nei giorni scorsi c’è stata la fumata nera dei sindacati dopo l’incontro con l’Aran sul nuovo contratto ormai scaduto e così il costo di 2,5 miliardi (compresi gli arretrati) si sposterà sul Fondo sanitario che nel 2024 era previsto scendere a 132,7 miliardi dai 136 del 2023 (dove erano già accantonati i costi del contratto).
Infine la partita sul payback che pesa 1 miliardo sulle imprese del biomedicale: l’idea è provare a cancellarlo tutto o almeno sterilizzarne una buona parte. Su questo fronte lavorerà il tavolo convocato dalla sottosegretaria al Mef Lucia Albano «con i rappresentanti di categoria per individuare possibili soluzioni strutturali».