Giovanni Rodriquez. “Siamo arrivati ormai ad un punto di crisi. Sono necessari e più che mai urgenti una serie di interventi strutturali sui quali Azione ha fatto proposte concrete”. Queste sono state sintetizzate in 10 punti, oltre ad una ulteriore serie di proposte mirate a risolvere i problemi legati alla condizione di caos in cui continuano a versare i pronto soccorso e le liste d’attesa che spingono sempre più i cittadini verso il privato. Senza una serie di interventi strutturali, “il tempo è destinato a crollare”
Ospedale, medicina territoriale e prevenzione sono i tre pilastri fondamentali. “Il primo registra tutte le difficoltà che da tempo raccontiamo mentre gli ultimi due sono delle ‘cenerentole’, così alla lunga il tempio crolla”. È netto il giudizio del responsabile sanità di Azione, Walter Ricciardi, che in questa intervista a Quotidiano Sanità spiega come senza una serie di interventi strutturali il Servizio sanitario nazionale per come lo conosciamo sarà destinato ad uno smantellamento.
Professor Ricciardi, su QS abbiamo analizzato i più recenti dati Ocse, ne emerge un Ssn che nonostante un forte sottofinanziamento riesce a fare ancora miracoli in termini di esiti. Si evidenziano però criticità su personale e accesso ai servizi. Cosa ne pensa?
Siamo arrivati ormai ad un punto di crisi, senza interventi strutturali siamo destinati ad un drammatico declino che porterà ad uno smantellamento del Sistema sanitario nazionale per come lo conosciamo oggi. Sono necessari e più che mai urgenti una serie di interventi strutturali sui quali Azione ha fatto proposte concrete. Anche in queste settimane, come Azione, stiamo dicendo in maniera molto chiara e netta che la sanità dovrebbe essere una priorità assoluta per il governo in vista della prossima legge di Bilancio.
Si deve puntare sul personale sanitario che dovrebbe essere rafforzato sia dal punto di vista numerico che delle remunerazioni. Per poter ampliare le dotazioni di organico si deve però contestualmente affrontare un altro problema, ossia quello della scarsa attrattività del Ssn, specie per alcune specialistiche. Mi faccia poi dire che si è anche esagerato con l’incremento dei posti per le facoltà di Medicina.
Non è stata una risposta adeguata alle attuali carenze?
Questa risposta avrà effetti tra tanti anni e produrremo medici che, se non cambiano le attuali condizioni, continueranno ad andare all’estero dove avranno orari di lavoro e remunerazioni migliori. Pagheremo quindi la formazione di medici che in buona parte andranno poi a lavorare in altri Paesi. Si stanno quindi commettendo errori sia nella pianificazione della loro formazione che poi sul piano lavorativo non garantendo alcuna attrattività nel servizio pubblico. Discorso a parte quello per gli infermieri.
Quali problemi si riscontrano per loro?
Di medici ce ne sono, con i dovuti incentivi il Ssn non avrebbe grandi problemi a reperirli. Di infermieri invece proprio non ce ne sono. Come risulta anche dai dati Ocse da voi riportati mancano decine di migliaia di infermieri, siamo di fronte ad un vero problema strutturale anche in questo caso. Del resto, chi si metterebbe a studiare per tanti anni per poi ritrovarsi a lavorare con turni massacranti per circa 1.400 euro netti al mese?
Cosa si dovrebbe fare per invertire la rotta?
Riportare la dovuta attenzione verso i tre pilastri fondamentali sui quali si regge il Servizio sanitario nazionale: ospedali, medicina del territorio e prevenzione. Il secondo e terzo pilastro sono da tempo completamente abbandonati. Il Covid ci ha dimostrato come la medicina del territorio sia ancora una ‘cenerentola’ in larga parte del Paese. Azione ha fatto proposte precise per intervenire in maniera strutturale dicendo anche dove reperire le necessarie risorse. Da questo punto di vista reputo sia stato davvero incredibile non aver preso il Mes sanità. Come Azione abbiamo sintetizzato in 10 punti gli interventi necessari.
Quali sono?
Tra le azioni politiche: la ridefinizione dei rapporti istituzionali e di governance tra Stato, Regioni e Province autonome anche nella prospettiva di un’Unione europea della salute e l’aumento del finanziamento del Ssn nei prossimi tre anni insieme ad una razionalizzazione della spesa; la ridefinizione degli obbiettivi di salute nazionali e regionali e conseguente revisione del sistema dei Lea, dei Lep e degli standard ospedalieri ex DM 70/2015 con gestione attiva delle liste di attesa.
Quanto alle azioni governative: il varo di un piano straordinario di assunzioni per il personale sanitario e offerta di adeguate motivazioni agli operatori sanitari garantendo un maggiore livello di professionalità, prospettive di carriera chiare e un migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata; la riorganizzazione e regolamentazione del rapporto tra pubblico e privato e costituzione di un’Agenzia Europea per le emergenze di salute pubblica; il riordino delle aziende ospedaliero-universitarie e IRCSS ridisegnando i rapporti tra ricerca, didattica e clinica investendo in ricerca almeno il 3% del fondo sanitario nazionale, con particolare attenzione alla ricerca applicata e al miglioramento del sistema con l’introduzione della “value based medicine”; l’istituzione di una Agenzia Nazionale di Sanità Pubblica (ANSP) con status di organo unitario tecnico-scientifico, strutturato a livello nazionale ma con articolazioni regionali, con dipartimenti per aree e servizi, anche per rilanciare il Piano Nazionale per la Prevenzione.
Infine le azioni gestionali: il monitoraggio dell’applicazione del DM 77/2022 con correzioni delle eventuali criticità emergenti per garantire la continuità assistenziale e l’integrazione attiva tra servizi sanitari e sociali; l’attivazione di un Piano Nazionale per la Formazione alla Leadership e al Management per la dirigenza del SSN in collaborazione con le scuole italiane di sanità pubblica e gestione dell’Albo Nazionale dei Direttori Generali con maggior trasparenza e miglior valutazione delle competenze; la trasformazione digitale del Servizio Sanitario Nazionale, come previsto dal Pnrr, con lo sviluppo di applicativi informatici efficaci per fini epidemiologico-statistici e amministrativi e per le attività cliniche (telemedicina e intelligenza artificiale); il monitoraggio dell’applicazione del Pnrr rispetto all’ammodernamento logistico, tecnologico e edilizio delle strutture sanitarie per garantire l’umanizzazione delle cure, la sicurezza delle pratiche e il contenimento delle infezioni correlate all’assistenza.
Ultimamente abbiamo poi presentato due proposte per affrontare il problema riguardante il caos dei pronto soccorso e quello delle liste d’attesa che è ben lontano dall’essere risolto nonostante. Ad oggi tutte le nostro proposte sono state completamente ignorate dall’esecutivo.
Nel mentre l’Italia registra una spesa out of pocket sopra la media europea, segnale che le richieste di salute dei cittadini non trovano risposte nel Ssn.
È vero, deteniamo inoltre il record mondiale della spesa sanitaria non intermediata quindi senza nessun valore di sistema. Tutto questo lascia ben trasparire il tentativo disperato dei cittadini di sopperire alle difficoltà di accesso ai servizi con liste d’attesa lunghissime, soprattutto diagnostiche e chirurgiche.
Al ministero della Salute si sta esaminando la possibilità di offrire solo a pagamento il vaccino Covid a quelle persone per le quali non è raccomandata la sua somministrazione, lei cosa ne pensa?
Il covid non è un’influenza. L’influenza già di per sé viene banalizzata nonostante causi tra gli 8 e i 9mila decessi l’anno. Il Covid ha una letalità superiore, una variabilità superiore, un decorso prolungato in una certa percentuale di persone con esiti disabilitanti. Trattarlo come un’influenza è un delitto dal punto di vista della sanità pubblica. Servirebbe una grande campagna vaccinale con una promozione attiva del vaccino. Se non c’è promozione attiva ci saranno coperture vaccinali scarse. In UK e negli Usa le scuole continuano a sospendere le attività perché con la ripresa dell’anno scolastico il virus continua a circolare. Succederà lo stesso anche da noi dal momento che su scuole e prevenzione in tutti questi anni non è stato fatto nulla.
In conclusione, come descriverebbe l’attuale situazione del Ssn?
Ospedale, medicina territoriale e prevenzione sono i tre pilastri fondamentali. Il primo registra tutte le difficoltà che abbiamo raccontato mentre gli ultimi due sono delle ‘cenerentole’, così alla lunga il tempio crolla.Quotidiano sanità
08 settembre 2023