Altrettanto lungo è l’elenco di assunzioni che fra magistratura, forze dell’ordine, ministeri e ambasciate premono per salire sul treno della manovra insieme ai 400 milioni aggiuntivi per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Che con questo nuovo finanziamento arriverebbe a costare 6,7 miliardi, 3,8 dei quali messi dal governo per la Pubblica amministrazione centrale.
Sotto gli occhi di Quirinale e Parlamento, dove l’attesa si fa sempre più tesa, è proseguito anche ieri il lavoro sul maxi-testo della legge di bilancio in vista del consiglio dei ministri di oggi. La giornata è stata fitta di confronti fra il Mef e gli altri ministeri di spesa, che hanno ricevuto i propri pacchetti di norme riveduti e corretti da Via XX Settembre per il via libera finale. Un via libera che non può più farsi attendere per rispettare la promessa governativa di inviare il Ddl alla Camera nelle prossime ore. Anche se resta concreto il rischio di un ulteriore slittamento. Perché il lavoro tecnico, condotto tutto a distanza, deve districarsi fra le esigenze incrociate dei tanti ministeri chiamati a comporre il puzzle della manovra e la necessità di arrivare a una bollinatura delle spese.
Tra i capitoli arrivati alla stesura finale spicca quello dedicato alle Regioni. Che nella legge di bilancio trovano 4,279 miliardi aggiuntivi per il fondone investimenti modulato fra il 2021 e il 2032, accompagnati da un fondo per la «perequazione infrastrutturale» da 4,6 miliardi. Si tratta di uno strumento pensato nei mesi scorsi durante le trattative fra il ministro degli Affari regionali e i presidenti sull’autonomia differenziata. Ora la manovra decide di renderne operativa una parte cruciale, perché le risorse della perequazione serviranno a concentrare gli investimenti nelle zone più povere sul piano infrastrutturale: il Sud, prima di tutto, ma anche le aree interne delle regioni del Centro-Nord.
Nel capitolo regioni ci sono anche 2 miliardi aggiuntivi per l’edilizia sanitaria e 200 milioni per il trasporto pubblico nel 2021. L’anno prossimo le Regioni potranno continuare a utilizzare i fondi stanziati dal governo nei mesi scorsi per compensare le entrate venute a mancare con la crisi. Una precisazione cruciale, che apre le porte allo stesso meccanismo nei Comuni. Che ieri in Stato-Città hanno ottenuto il via libera ai decreti che distribuiscono mezzo miliardo per compensare le mancate entrate di Imu, Tosap e imposta di soggiorno.
Ad appesantire il testo che ora deve tentare la sfida della corsa ultrarapida alla Camera c’è un’infinità di norme settoriali. Tra cui si fanno largo molti piccoli vagoni per rimpolpare gli organici delle amministrazioni. E per creare nuovi organismi come il «Comitato per la produttività», che dovrebbe riunire i ministri economici e una struttura tecnica chiamata a studiare le cause della stagnazione italiana. Tema non proprio inedito, in realtà, che dovrebbe interessare il governo nel suo complesso.
Le tante questioni della legge di bilancio si incrociano con i decreti Ristori, quelli approvati e quelli futuri, e con lo scostamento di bilancio sul 2021 intorno ai 20 miliardi che dovrebbe essere deciso nei prossimi giorni per finanziare le future misure anti-crisi. Da aggiungere a quelle dei primi due decreti ora fusi in un provvedimento unico all’esame del Senato. Dove, promette il relatore Vincenzo Presutto (M5S), «stiamo lavorando per garantire sostegni a una platea ancora più vasta», che «guarderà sicuramente anche ai professionisti» oltre che alle parti di filiera colpite indirettamente dalle restrizioni anti-pandemia .