Undici milioni risparmiati e messi da parte. Per utilizzare un termine abusato in politica, ecco qui il «tesoretto» dell’azienda ospedaliera. Solo che si parla di soldi reali, che appaiono in bilancio alla voce «avanzo di gestione». Il tutto, mantenendo ancora un avanzo pari a 489.736 euro, che permetterà di chiudere comunque il bilancio in positivo. Insomma non solo i soldi ci sono ma sono già disponibili ad essere investiti nei prossimi anni in macchinari (che fanno la parte del leone: complessivamente valgono cento milioni e hanno un’obsolescenza di dieci anni), personale, assistenza medica e ricerca. È la promessa che arriva dal direttore generale, Francesco Cobello, che già l’anno scorso aveva portato a casa il primo bilancio «in verde» dal 2010.
Da dove arrivano tutti questi soldi? Il grosso delle risorse, come è stato illustrato ieri dai vertici dell’aziende ospedaliero-universitaria, è dovuto all’aumento di produzione. E poiché si parla di un ospedale, questo significa più ricoveri, più servizi erogati in particolare a pazienti provenienti da altre regioni (il 15,9%, record di sempre) i cui sistemi sanitari provvedono poi a rimborsare i costi. Il valore totale della produzione ammonta a 278 milioni e 885 mila euro: otto milioni in più rispetto all’anno precedente. Aumenta il dato relativo ai ricoveri ordinari (47,980, oltre in mille in più rispetto al 2015, quasi quattromila in più rispetto al 2013), ma calano i giorni di degenza media (8,2: il che significa meno costi) e cresce di conseguenza il valore medio del caso trattato (5.112 euro a paziente). Si fanno anche più interventi definiti di «alta complessità» e operazioni chirurgiche (39.380, il 5,3% in più rispetto al 2015), ma calano gli accessi al pronto soccorso (131 mila, circa mille in meno rispetto all’anno precedente). Una nota positiva riguarda, inoltre, i trapianti: nel corso dell’anno 2016 è stato segnato il record dell’ultimo quinquennio: 110 di rene, 54 di fegato e 15 di cuore.
Per quanto riguarda l’efficienza, l’Aoui scaligera evidenzia i risultati sui «bersagli» (un elenco di obiettivi da raggiungere stilate dal ministero per le strutture ospedaliere complesse), migliori rispetto agli unici due enti paragonabili in Venato: l’azienda ospedaliera di Padova e lo Iov, che ha sempre sede nella città del Santo. Gli unici «nei», ossia le prestazioni valutate negativamente, riguardano i tempi d’attesa al pronto soccorso: i codici verdi, che non sempre ottengono risposta entro le due ore e i gialli, che devono essere ricevuti entro 30 minuti. Capitolo personale: nel 2016 risultano operativi quindici medici e 34 infermieri in più rispetto al 2015. È un aspetto importante, perché proprio dopo l’apertura del nuovo ospedale della donna e del bambino era stato evidenziato un sottodimensionamento, soprattutto tra le ostetriche. Ora l’azienda annuncia otto assunzioni (quattro infermieri e quattro ostetriche) nell’ultimo mese. «Sono questioni collegate più al trasferimento in una grossa struttura che non alla situazione del personale in generale – afferma il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Francesco Cobello – a Verona la situazione è migliore rispetto ad altrove: le uniche ristrutturazioni sono state fatte con gli amministrativi, calati di duecento unità in dieci anni e di quattordici nell’ultimo anno».
Davide Orsato – 4 luglio 2017 – Il Corriere di Verona